Napoli. Crollo alla Galleria Umberto e morte di Salvatore Giordano. Processo ancora fermo. Ieri nuovo stop causa neve

Napoli. Un anno impiegato solo per capire dinanzi a quale giudice dovesse finire il fascicolo, tra sezioni neutre e semispecializzate, tra giudici monocratici e collegiali. Poi udienze rinviate di volta in volta a distanza di tre mesi, quasi a dispetto della gravità della materia trattata e della complessità delle carte portate in aula. Ed è così che ieri mattina, nel giorno della bufera di neve che ha paralizzato il centro sud, una coppia di genitori ha inutilmente atteso che venisse celebrata l’udienza del processo sulla morte del figlio. Ed ha amaramente constato che la prossima udienza è slittata non di qualche giorno, non di qualche settimana, ma di cinque mesi pieni. Ieri udienza saltata, prossimo appuntamento il 17 luglio. Processo sulla morte di Salvatore Giordano, un caso quasi dimenticato, completamente sparito anche dal dibattito pubblico cittadino: era il 5 luglio del 2014 quando uno studente 14enne venne ucciso dal crollo di massi che si staccarono dalla facciata della Galleria Umberto. Una tragedia. Via Toledo, pomeriggio di fine anno scolastico per un ragazzino sereno e di buona famiglia. Quattro anni dopo il processo fa fatica ad entrare nel vivo e ieri mattina, in un palazzo di giustizia reso deserto dalla neve, i genitori di Salvatore hanno inutilmente atteso che venissero ascoltati i testimoni. Toccava, tra gli altri, anche all’altro ragazzino rimasto solo lievemente ferito dal crollo di parte della volta esteriore della galleria. E invece niente. Se ne parlerà a metà luglio, per una sola udienza che precederà la parentesi estiva. Troppo poco per chi attende giustizia, come sottolinea l’avvocato Sergio Pisani, difensore dei genitori di Salvatore, costituiti parte civile: «Premesso che la morte del povero Salvatore Giordano è certamente a cuore di tutti coloro che inseguono l’idea di giustizia, in primis del giudice chiamato a giudicare gli imputati attualmente a giudizio, auspico si possa giungere a una calendarizzazione settimanale delle udienze. Diversamente da quanto accaduto finora, dopo aver assistito a lunghi rinvii (certamente determinati dal fitto ruolo di udienza), attendiamo una risposta in tempi rapidi per i familiari del 14enne. Faremo precisa istanza alla presidenza del Tribunale per ottenere una scadenza settimanale delle udienze». Omicidio e crollo sono le accuse mosse in aula nei confronti di sette imputati, tutti chiamati a rispondere per gli interventi di messa in sicurezza delle pareti esterne della galleria Umberto. A giudizio ci sono Giovanni Spagnuolo, dirigente della protezione civile; Giuseppe Africano e Franco Annunziata (entrambi dipendenti del comune di Napoli); Salvatore Capuozzo, dirigente comunale del servizio area idrogeologica e sicurezza abitativa del Comune di Napoli; Bruno Mariano, Elio Notarbartolo e Marco Fresa (amministratori e direttori dei lavori dei condomini interessati). Ieri mattina erano attesi in aula due testimoni ritenuti strategici per incardinare il processo: doveva essere escusso come testimone uno dei dirigenti del comune di Napoli (parliamo di Ferulano, la cui posizione è stata archiviata nel corso della fase preliminare delle indagini), ma anche Salvatore Trincillo, altro passante rimasto ferito quel pomeriggio, miracolosamente sopravvissuto alla «lapidazione» di via Toledo. Una occasione mancata, l’ennesima falsa partenza del processo, l’ennesimo schiaffo al volto di due genitori in attesa di una verità giudiziaria. Ma cosa rende così difficile arrivare in tempi rapidi a un accertamento in aula? Proviamo a fare mente locale: la prima udienza è del 5 ottobre 2016, dinanzi alla quarta sezione collegiale; poi si va alla seconda udienza, il 31 gennaio 2017, dove ci si rende conto che le carte devono passare a una sezione semispecializzata, quindi devono essere trasferite dinanzi alla sesta penale. Si va al 18 aprile, poi a luglio, poi a settembre scorso, infine al cinque dicembre 2017, per arrivare all’udienza di ieri mattina. Neve, caos. I vertici degli uffici diramano una nota in cui ritardi e assenze in aula vengono considerate come un legittimo impedimento, quanto basta a far scattare un nuovo rinvio. Dalla neve di fine inverno all’estate rovente che verrà, in attesa di far decollare un processo rimasto da troppo tempo lettera morta. (Leandro Del Gaudio – Il Mattino)

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