Benevento. Intervista all’artista messicana Beatriz Cardenas, a cura di Maurizio Vitiello.

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista messicana Beatriz Cardenas.

    MV – Puoi raccontarci della tua infanzia e della tua vita a Saltillo, vicino a Monterrey, in Messico?
    BC – Sono cresciuta a Monterrey, al confine con gli Stati Uniti, dove si erano stabiliti i miei genitori. Sono nata a Saltillo per una pura casualità. I miei si recarono a Saltillo, città a 80 km ad ovest da Monterrey, dove mio padre la sera del 20 giugno avrebbe dovuto ricevere la laurea in Scienze Agrarie; io li sorpresi nascendo poche ore prima della cerimonia.
    Sono felice di essere cresciuta in un’atmosfera molto favorevole all’arte. Mia madre era una discreta pittrice figurativa e mio padre, che di lavoro faceva il topografo nella zona dei campi petroliferi del centro del Messico, aveva uno studio pieno di squadre, righe, inchiostro di china, planimetrie e colori. Mi innamorai dei suoi disegni. Quando lui scartava qualche planimetria io la riprendevo e la riempivo di colori. Ho prediletto fin dall’infanzia le linee alle nature morte.
    Durante la mia adolescenza negli anni ’70, Monterrey era un luogo di grande fermento artistico e nella cerchia di amicizie dei miei genitori c’erano anche diversi esponenti del mondo dell’arte. Tra i tanti, restai affascinata in particolare da Roberto Cordero, pittore intensamente attivo nel panorama dell’arte contemporanea messicana. Uomo di grande carattere balzato agli onori della cronaca per le sue opere; suscitò scalpore sui giornali con la sua riproduzione della scultura del Davide di Michelangelo “rivisitata” e per tante altre interessanti installazioni. Ancora oggi i suoi dipinti astratti sono, per me, una vera fonte d’ispirazione.
    In questi anni frequentai corsi di pittura parallelamente ai corsi universitari, tralasciando le linee dell’infanzia e concentrandomi sullo studio del figurativo.
    A 19 anni iniziai a lavorare come assistente di produzione di programmi per la televisione commerciale di Monterrey, XEFB Canal 3, e dopo la laurea in Scienze della Comunicazione passai alla televisione di stato, Canal 8, come giornalista e redattrice di programmi di divulgazione scientifica.

    MV – Quando ti sei trasferita in Italia?
    BC – Mi sono trasferita nel 1983. Ho collaborato con diversi giornali italiani occupandomi della progettazione grafica, strutturale e pubblicitaria.
    Ho lavorato come insegnante di lingua spagnola e per molti anni sono stata traduttrice e interprete giurata per il Tribunale di Avellino.

    MV – Ora dove vivi e come ti trovi?
    BC – Attualmente vivo a Parolise, in provincia di Avellino, e mi trovo molto bene. L’avellinese, con i colori delle campagne che variano da stagione a stagione e la positività della gente del Sud d’Italia, mi ha accolta e fornito l’ ispirazione necessarie per il mio lavoro artistico. Molto spesso torno in Messico dove c’è la mia famiglia e dove ho molti amici artisti.

    MV – La tua prima produzione verteva su quali temi?
    BC – Iniziai con la pittura figurativa con temi floreali. Vengo da un paese tropicale e riprodurre le bellezze della natura mi ha sempre riempito di energia. In passato, ho fatto molti lavori di miniature e incisioni su oro e argento con temi religiosi. Sono da sempre attratta dai lavori di precisione.

    MV – Quando hai fatto rientrare nella tua ricerca il codice astratto-geometrico?
    BC – Non avevo mai affrontato il tema astratto fino a quando sono stata invitata a partecipare a delle mostre d’arte contemporanea, una decina di anni fa. Devo ammettere che è stata una sfida con me stessa rielaborare il mio codice espressivo, nonché un’occasione per fare il punto sulle mie capacità e conoscenze. Data la mia storia e il mio carattere non potevo approdare spontaneamente all’astratto informale, è il geometrico quello che si addice di più alla mia personalità.

    MV – Puoi segnalarci le motivazioni di fondo di questa scelta e puoi indicarci i cambiamenti, che si sono susseguiti?
    BC – Mi identifico molto nelle parole di Picasso: “Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Questa frase mi ha riportato alla memoria le sensazioni di armonia, equilibrio e semplicità delle forme nei lavori di mio padre. Composizioni geometriche, che ho abbinato ai colori vibranti e accesi dei luoghi in cui sono cresciuta. Nonostante nell’ultimo secolo l’arte geometrica sia stata ampiamente espressa e rivisitata, credo che ci sia ancora molto spazio per nuove sperimentazioni. All’inizio ho fatto composizioni che ricordano paesaggi in chiave geometrica per passare, man mano, alle geometrie pure che si distaccano dal mondo reale, fino a indulgere in una personale ricerca di bellezza ideale.

    MV – Hai partecipato, ultimamente, a varie rassegne d’arte e hai raccolto successo e ricevuto premi a Benevento, Sulmona, … . Sei a un momento di svolta operativa?
    BC – Sto attraversando un momento di conferma e consolidazione del mio codice espressivo. Le manifestazioni a cui ho partecipato hanno rinforzato la certezza che le idee che cerco di comunicare attraverso le mie opere vengono recepite, condivise e addirittura estese all’osservatore. In questa nuova fase mi rendo conto che la semplicità degli elementi è in grado di stimolare la sensitività degli spettatori verso concetti ancora più estesi di quelli che io avevo ideato inizialmente. Questa conferma non smette mai di sorprendermi e di emozionarmi.
    Il buon Mondrian diceva che non voleva più dipingere fiori dopo aver scoperto le sue geometrie perfette. Anch’io, adesso, non mi accontento più dei fiori del passato.

    MV – Pensi di organizzare una tua personale quest’anno?
    BC – Sicuramente. Probabilmente ce ne saranno un paio. Una di queste è in programma per settembre al Palazzo Paolo V di Benevento. Questa mostra è il premio assegnatomi dalla giuria al Premio Arco di Traiano – Stregarti 2018, di cui vado molto fiera.

    MV – Tu partecipi a simposi, mostre aperte, … . Hai mai avvertito la necessità di ”fare gruppo” con altri artisti che producono nell’alveo del tuo stesso codice?
    BC – Più che fare gruppo trovo stimolante incontrare altri artisti per scambiare idee su nuove tecniche e stili. I simposi sono momenti dove gli artisti possono incontrarsi, confrontarsi, e collaborare a nuove opere d’arte per giorni interi. Una vera festa per l’anima.

    MV – Secondo te, gli artisti italiani producono arte di qualità, oltre Mimmo Paladino, ad esempio, …?
    BC – Assolutamente sì. Forse per un motivo storico-culturale, l’Italia è continuamente in effervescenza artistica. Potrei citarti tra i tantissimi artisti che ammiro: Fontana, Dorazio, Veronesi, Depero e, poi, tanti artisti tra i giovanissimi come Blu, designers come Mendini e architetti che fanno grande il nome dell’Italia nel mondo.

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