NA 15/11/17 Antonio Romano giornalista e titolare di Radio Amore nel pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli.

    Antonio Romano scrive su facebook: Che la mio foto facesse il giro del Web, dei Giornali francamente non me l’aspettavo. Quando mio figlio mi ha chiesto l’autorizzazione di pubblicare le due foto fattemi nell’ampio corridoio che precede l’OBI, il reparto delle Osservazioni Brevi da mia figlia Romina, che mi assisteva, ho sentito il […]

Più informazioni su

     

     

    Antonio Romano scrive su facebook:

    Che la mio foto facesse il giro del Web, dei Giornali francamente non me l’aspettavo. Quando mio figlio mi ha chiesto l’autorizzazione di pubblicare le due foto fattemi nell’ampio corridoio che precede l’OBI, il reparto delle Osservazioni Brevi da mia figlia Romina, che mi assisteva, ho sentito il dovere di dargliela, perchè chi mi conosce sa che in tutto quello che faccio ci metto la faccia. Il clamore, la partecipazione emotiva che ne è seguita mi rincuora, perchè al di là dell’immagine dell’Anziano, che di per se può muovere ad umana compassione, sono venute alla luce storie personali più o meno gravi legate ai ricoveri e alla degenze ospedaliere. Avrei sperato che qualche giornale mi avesse dedicato un trafiletto per il mio impegno a favore del recupero e della valorizzazione della Canzone Classica Napoletana o per aver scritto un libro sulle Radio libere napoletane che, a detta di chi l’ha letto, è interessante, e non per la mia permanenza per una ventina d’ore su una sedia a rotelle. Siccome come Speaker ( da 42 anni ) e come Giornalista ho improntato la mia attività ad una rigida onestà intellettuale e al massimo rispetto della realtà, senza alterarla in alcun modo, ho sempre evitato il sensazionalismo legato alla strumentalizzazione volta al facile consenso, mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni, data la delicatezza della tematica. In primis, confermando tutto quanto accaduto, ritengo che al personale sanitario ci sia poco da addebitare, viste le condizioni in cui è chiamato ad operare, e al netto di qualche ” pecora nera “, lo fanno spesso andando oltre a quello dovuto. Le critiche opportune che seguiranno quindi, non sono rivolte a loro, ma ad un sistema ” malato “, dal momento in cui sempre di più ci privano del diritto alla salute, che è uno dei capisaldi della nostra Costituzione. E ce lo hanno cominciato a negare, in progressione, dal momento in cui gli Ospedali sono diventati ” Aziende ospedaliere “, con a capo dei Contabili, nominati dai Politici locali e soprattutto per colpa di una politica scellerata che da decenni oramai taglia in modo sempre più nettamente i costi della Sanità. E i tagli si badi bene, riguardano soprattutto l’assistenza e il personale, non certamente i dirigenti, la classe più agiata e privilegiata di questo paese a volte ridicolo. Tornando all’episodio, il massimo della decadenza lo si tocca al Pronto soccorso, credo non solo del Cardarelli ma di tutti gli ospedali del Sud Italia dotati di questo essenziale servizio. Ciò è dovuto al fatto che la struttura non è in grado di sostenere una quantità molto più consistente di pazienti rispetto all’Organico e i mezzi a disposizione, anche questo dato è dovuto all’altrettanto scellerata chiusura di molti ospedali e di pronto soccorso, per cui al Cardarelli, che nonostante sia oggetto di continue critiche, arrivano un pò tutti, riconoscendo a quella che è la struttura ospedaliere più grande del Sud indiscusse capacità al personale medico. Il problema però è arrivarci ai reparti, proprio perchè, dopo un calvario che io ho vissuto e che confermo in toto, mica è facile arrivarci. L’OBI che è pieno di letti e di barelle di oltre il doppio della capienza, ha anche l’anticamera, di cui alle foto pubblicate, con altri pazienti adagiati sulle barelle e qualcuno, come il sottoscritto, su una comoda sedia…nel corridoio, ma anche nello stesso reparto, hai la sensazione di trovarti in un lazzaretto di manzoniana memoria. E allora perdi tutto, in primis la dignità, i lavoratori sono allo stremo, avendo un carico di lavoro complessivo tarato su una ventina di pazienti e dovendo badarne a settanta. E quindi nulla conto i lavoratori, se non tenerezza, perchè in questo avamposto dei disperati sono per lo più giovani. E quando preso dalla morsa del freddo chiedi una coperta, poco importa il tono con cui ti dicono che non ne hanno, devi tenerti il freddo e basta. Nonostante lo sentissi fino alle ossa, ho rifiutato, fino alle 5 del mattino il soprabito che mia figlia mi voleva cedere ( proposito, mia figlia per una dozzina di ore è stato vicino a me IN PIEDI, manco una sedia ), poi l’ho accettato, ho visto in Lei San Martino, anzi ha fatto meglio del Santo, perchè non mi ha dato solo la metà, ma tutto il suo mantello. Io vorrei che questo episodio, che temo non sia stato il primo e purtroppo neanche l’ultimo, possa servire non per sfogarci o per indignarci, ma per dare vita ad una presa di coscienza che si deve cambiare. Oggi, in vista delle prossime elezioni, un pò tutti i partiti politici stanno ponendo la buona sanità come priorità della loro agenda politica. Bene, sono troppo ” anziano ” come dice il giornale nell’articolo che mi riguarda per credere nelle promesse dei politici. Abbiamo due opzioni, o cambiare voto o confermarli, però se li si conferma poi, si deve pretendere il rispetto di quando detto prima del voto. Oggi in Italia c’è tanta gente che non si cura più perchè non ne ha i mezzi economici. E noi saremmo uno stato civile? Vorrei chiudere con una doverosa precisazione: io a febbraio di quest’anno ho avuto un infarto, e devo la vita ai medici dell’ UTIC ( non so se ricordo bene l’acronimo della terapia intensiva della cardiologia ) del Cardarelli che hanno dato prova di competenza e rapidità di intervento. Durante la degenza sono stato sempre amorevolmente sostenuto dal personale infermieristico, e di tanto ne feci, a suo tempo una citazione radiofonica, raccontando il mio episodio come uno dei casi che magari non fanno notizia, di buona sanità. Ripeto, ad ampio raggio è la politica che deve consentire a chi paga le tasse di poter essere curato e che continuare a degradare il pubblico per favorire il privato è inaccettabile. E’ invece compito delle autorità regionali eliminare l’OBI, che è di fatto l’area di parcheggio a cui sono costretti gli ” aspiranti al ricovero ” e avviarli ai reparti opportuni. Aumentare la disponibilità di altri ” pronto soccorso ” con il ripristino di quelli precedentemente soppressi, avviando quindi al Cardarelli solo quelli che hanno bisogno di cure che solo lì possono avere.

    Ripreso da Facebook e pubblicato

    da Alberto Del Grosso

    Giornalista Garante dei Lettori

    del giornale Positanonews

    Più informazioni su

      Translate »