Milano. Bimbo di 4 anni vola dal settimo piano e rimane miracolosamente illeso. L’impatto su una tettoia lo ha salvato

Milano. Due ragazzi, alle 9.30, fumavano sul balcone di un condominio di via Francesco De Sanctis, quartiere Stadera, periferia sud. Attraverso i cortili interni, in lontananza, hanno visto «una persona, forse una donna» scivolare sul tetto e precipitare. Sono scesi. Con foga. Con disperazione. Non sapendo quale esattamente fosse, hanno citofonato in tutti i palazzi […]

Milano. Due ragazzi, alle 9.30, fumavano sul balcone di un condominio di via Francesco De Sanctis, quartiere Stadera, periferia sud. Attraverso i cortili interni, in lontananza, hanno visto «una persona, forse una donna» scivolare sul tetto e precipitare. Sono scesi. Con foga. Con disperazione. Non sapendo quale esattamente fosse, hanno citofonato in tutti i palazzi del circondario per dare l’allarme. Fin quando hanno parlato con i quattro residenti nordafricani di un appartamento al pian terreno in via Isimbardi 6, i quali hanno ricordato d’aver sentito, parecchi minuti prima un forte rumore sulla tettoia del giardinetto privato. Sono corsi fuori, la parte sinistra della tettoia era parzialmente sfondata e vicino, sull’erba, c’era un bimbo di quattro anni. Era stato lui a cadere su quella tettoia e «scivolare» nel giardino accanto. Dal settimo piano. Da venti metri. Due Tac hanno escluso fratture; già in serata si ipotizzavano le dimissioni. Il piccolo, di nazionalità filippina, è rimasto illeso: ha un ematoma che non preoccupa i medici dell’ospedale Niguarda. Le testimonianze e i rilievi condotti dall’Ufficio prevenzione generale della Questura permettono di ricostruire per intero la vicenda. La madre è occupata come colf in una famiglia del centro città. Sabato doveva lavorare fino a tardi e aveva deciso d’affidare il figlio a un’amica anche per la notte, dopo averglielo lasciato nel pomeriggio. L’aveva già fatto, era un’abitudine consolidata. L’amica vive nel palazzo di via Isimbardi in una piccola mansarda ricreata nel sottotetto. Ha ripetuto agli investigatori che era in bagno per lavarsi. L’unica portafinestra dell’appartamento, protetta soltanto da una ringhiera che si affaccia su una striscia di tetto spiovente, verso la grondaia, era aperta. Il bimbo giocava con i pastelli. Secondo gli accertamenti della polizia, uno dei colori è finito fuori, allora il piccolo si è arrampicato sulla ringhiera per recuperarlo e si è ritrovato sul tetto. La provvidenziale tettoia che l’ha salvato, hanno raccontato i nordafricani, è stata installata in passato perché «dalle case di sopra piove di tutto, l’ultima volta perfino un vaso pieno d’acqua». Si erano stancati e avevano deciso di proteggersi posizionando una barriera formata da montanti in ferro coperti da tavole di legno e da un pezzo di plastica ondulata. Ecco spiegato il motivo per cui, udito quel frastuono, non ci avevano badato: è diventata un’abitudine. Il bimbo era sdraiato. Piangeva. I nordafricani hanno tagliato la rete che divide il giardino da quello del vicino. Nel timore che il piccolo avesse gravissime ferite, non l’hanno mosso dalla posizione. Ma hanno provato a verificarne le condizioni. Racconta uno di loro: «Non riusciva a girarsi… Gli ho toccato prima una gamba, poi l’altra. Domandavo: “Qui ti fa male?”. Lui rispondeva di no. Non poteva muovere il braccio sinistro. Urlava “mamma, mamma”». La donna che aveva in custodia il piccolo sarà indagata per abbandono di minore. Non si è subito accorta dell’assenza del bimbo. Bimbo che, dal momento della caduta all’allarme al 118, è stato da solo, in quel giardino, per almeno venti minuti. Unendo le testimonianze alle coordinate cristallizzate dai poliziotti, alle 9.30 c’è stato l’avvistamento da parte dei due giovani di quella «persona» in cima al palazzo, intorno alle 9.50 si sono attivati i soccorsi dei nordafricani e alle 10.06, subito dopo la chiamata, in via Isimbardi 6 è arrivata l’ambulanza. Un’infinità di tempo. Ma non era tardi. (Andrea Galli Gianni Santucci – Corriere della Sera)

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