Juventus – Napoli stasera ore 20,45.Le formazioni – a Torino per sfatare un tabu’ foto

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    Quattro gol segnati dal Napoli nelle ultime due partite di campionato, uno in più di quelli realizzati nelle precedenti quattro.

    3 Le gare di campionato senza gol di Higuain Grande ex del match, Gonzalo Higuain non trova il gol da tre partite di campionato: l’argentino non resta a secco per quattro partite di fila in Serie A da aprile 2015.

    Higuain per la prima volta da avversario dopo le tre stagioni in azzurro e i 36 gol dell’anno scorso

    Il Napoli deve sfatare il tabu' Juventus Stadium dove gli azzurri hanno perso cinque volte su cinque segnando,peraltro,una sola rete,con Dazvid Lopez che ha ribatito in gol un rigore di Insigne parato da Buffon 

    Ad ottobre l'ultimo successo del Napoli a Torino,giusto sette anni fa.Era oil 31 ottobre 2009 e la Juve si porto' sul 2-0 con Trezeguet e Giovinco ( errore di Contini ) Poi la fantastica rimonta azzurra con la doppietta di Hamsik ed un gol di Datolo

    Juve e Napoli si sono incontrate a tutti i livelli,in A,in B,in coppa Italia,in Super coppa Italiana e anche in coppa Uefa nei quarti di finale 1988 -89 a Torino 3-0 al San Paolo ( rigore di Maradona,gol di Carnevale e rete di Renica al 120 minuto )

    la Juve segna da 23 partite interne consecutive è rimasta a secco per l'ultima volta il 23 agosto 2015,quando venne sconfitta allo Juventus Stadium dall'Udinese  per 1 -0.Quella una delle 5 sconfitte sul campo inaugurato nel 2011 

    A Torino Jorginho taglia il traguardo della 100 presenze in serie A.il centrocampista italo -brasiliano,che martedi scorso contro il Beakitas ha raggiunto le 100 totali in maglia azzurra,ha giocato 18 partite col Verona e 81 col Napoli   

    Per Maurizio Sarri sara' la 4 partita in casa della juventus dove,in serie A,ha perso con l'Empoli ( 0-2 ) e con il Napoli( 0-1  ,ma dove ha conquistato un ottimom 2-2 il 23 dicembre 2'006,in serie B,alla guida dell'Arezzo  

    Hamsik  ha giocato 25 volte contro la nostra storica rivale,stasera sara' l'occasione per ritrovare la rete che manca da 5 anni.Sei gol di Marekiaro contro la Juve nel 2009 la sua splendida doppietta  

                                                              la Formazione

     

    La normalità: quella ch’è stata impossibile saggiare per un anno intero, forse per una vita, perché c’è sempre un ballottaggio che ti rovina la vigilia. E’ invece, per Juventus-Napoli, che sa di evento Eccezionale, con il Mondo (televisivo) che guarda, l’ansia sfila via nel sottoscala e la formazione, pur a volersi inventare un possibile dualismo, è annunciata dai fatti, dalle gerarchie. Giocano «loro», quelli che si possono chiamare titolarissimi – e che tali sono diventati – e si prendono la madre di tutte le partite con largo anticipo: perché il 4-3-3, con dentro i protagonisti, sono stati annunciati dal turn-over preventivo delle ultime due partite, da una rotazione più mirata che robusta (e vabbé, anche robusta…). 
     
    CHI GIOCA. Però son questi, e ci si può scommettere (lecitamente) un euro, per non farsi del male: Reina tra i pali, ovviamente; e da destra a sinistra, dinnanzi al portiere, Hysai che rientra dopo aver riposato con l’Empoli, Maksimovic che si alza dalla panchina di mercoledì sera e gioca il suo personalissimo derby da ex Torino, Koulibaly che resta inamovibile e fa la sua undicesima gara di seguito (quattordici con la Champions) e Ghoulam che si tiene stretto la corsia di sinistra.  
     
    RIECCO IL CAPITANO. Nel mezzo del campo, Allan fa la diga, Jorginho ricama e Hamsik si occupa delle due fasi, provando a cambiare gli schemi, da mezzala o da interno o da mediano o secondo ciò che dice la sfida stessa: con l’Empoli, e non era mai successo, ha cominciato da «riserva», per tirare il fiato, per pensare alla Juventus. E davanti non c’è imbarazzo della scelta: Callejon a destra, Mertens «autentico nove» ed Insigne largo a sinistra, a cercare quel gol che gli manca dalla notte dei tempi. 
     
    A CASA. Gli altri, la vedranno in tivvù: e Albiol, che ormai è assente da un mese esatto, si massaggerà i muscoli, sperando di poter riprendere quanto prima. Rischia di non esserci neanche a Istanbul, martedì sera, dove invece ricomparirà Gabbiadini dopo le due giornate di squalifica in campionato. A quel punto, tornerà la «rumba». 

     

    È stato designato l’internazionale Rocchi per Juventus-Napoli Partita che ha dirett ogià il 10 novembre 2013:successo dei bianconeri di Conte sugli azzurri di Benitez per 3-0. Rocchi ha diretto per l’ultima volta il Napoli al Meazza il 16 aprile scorso:sconfitta per2-0 contro l’Inter,proteste dei napoletani per il primo gol in fuorigioco di Icardi dopo 4’.Il Napoli ritrova Damato:è stato designato come addizionale l’arbitro che negò duer igori nella partita contro il Genoa,suscitando le proteste di Sarri che chiese l’intervento della società,ma De LaurentiiS puntualizzò:«Gli eventuali errori arbitrali si accettano».

    Sarri: C’è un campionato da tenere apertissimo e la sua squadra sa soffrire e reagire «Faremo come sempre, ce la giocheremo»

    C’erano una volta gli angeli dalla faccia sporca: «Ma io invece li voglio con la faccia tosta». E’ l’evoluzione dei tempi ed anche quella della specie calcistica: perché stavolta, e sarà sempre per Juventus-Napoli, serviranno scugnizzi senza macchia e senza paura, una squadra che sappia andare a sfidare il vento, per scegliersi la rotta. C’è il futuro in palio e pure un quarto di nobiltà, un campionato che resti aperto – anche aritmeticamente – e consegni le chiavi d’un torneo da protagonista: «Noi sappiamo soltanto giocarcela». A testa (ed a cresta) alta, leggendo tra le nuvole di fumo che hanno consegnato a Sarri di attraversare la propria vigilia nel silenzio di chi vuole cercare la password per il proprio destino. 
     
    RICORDI. La Storia è sempre qui, nella magìa d’una partita – e poi inseriteci pure il ritorno – che concentra in sé implicazioni d’ogni natura, calcistica ma anche sociologica: però il riscatto, stavolta, è sul campo, è nella voglia matta di cancellare dalla memoria il ricordo di quel 13 febbraio, altroché san Valentino, in cui non ci furono cioccolatini, ma una dose di «veleno» riservata nella coda d’una partita che viaggia nell’attesa e che Sarri ha tenuto per sé, come quasi ogni vigilia, evitando di perdersi in chiacchiere. Si tace, si riflette, si osserva, si studia e poi si agisce: «A voi, ragazzi». 
     
    IL SEGRETO PUBBLICO. Vale ciò che si son detti nel chiuso dello spogliatoio e quello ch’è stato raccomandato nei giorni scorsi: poche, utili raccomandazioni, in pubblico e in privato, per non calarsi allo Juventus Stadium con le gambe che tremano. «Niente calcoli». E sarà proibito pensare alla classifica, al calendario, alle occasioni perdute (l’Atalanta, la Roma), quello è il passato, nel quale non si torna: perché il Napoli s’è messo a volare verso Torino sin da Crotone, e l’ha fatto in maniera insolita, giocando (in maniera forzosa, in dieci uomini) un calcio che non conosce, che non ama, denso di polvere. Stavolta vuole altro. 
     
    GRANDE BELLEZZA. E’ football verticale, da trovare «diversamente», perché la Juventus la strada l’ha già fatta, in maniera «inconsueta» ha detto Sarri, togliendo qualsiasi angolo di passaggio, evitando al Napoli di scuotere il match nel ritmo ubriacante, quasi anestetizzando quei novanta minuti di otto mesi fa che non rappresentano un precedente per il Sarri che ne ha parlato in precedenza. «Una sfida dalla natura controversa». Un’altra partita, dunque, però da affrontare a modo suo. 
     
    DURI, PURI. E vabbè, non ci sarà un centravanti classico, fisico, autorevole o autoritario: ma è da tempo che Sarri se ne è fatto una ragione, e le contromosse alla «normalità» le aveva già utilizzate con il Besiktas, puntando su Mertens. Il resto, appartiene agli schemi, ai movimenti, alla naturalezza dell’espressione di una manovra che sa avvolgere ed anche stordire: e la Juventus da quest’eco sfuggirà, avendone personalità per farlo.  
     
    BOLGIA STADIUM. Ma è quando il gioco si farà duro, e sarà sin dal primo minuto, che Sarri chiederà al «suo» Napoli di essere semplicemente se stesso: allargare il campo e poi restringerlo, creare la profondità o anche l’ampiezza per spostare il gioco, partire e buttarsi laddove li spingerà il cuore ed anche quella ostentata esuberanza che appartiene ai «monelli». Perché le Vecchie Signore, vanno circuite con brusca dolcezza, e per sedurre la Juventus non basterà lasciarle ammirare un calcio con effetto speciale. «Faremo come abbiamo fatto da un anno in qua, se sarà possibile: andiamo per giocarcela, a viso aperto». Bisognerà metterci la faccia, come sempre, ma che (stavolta) sia tosta… 

     
    Giganti contro Lillipuziani. Da una parte Mario Mandzukic, torre di un metro e novanta, e Gonzalo Higuain, uno e ottantaquattro, dall’altra José Maria Callejon, uno e settantotto, Dries Mertens, uno e sessantanove, e Lorenzo Insigne, il cucciolo, uno e sessantatrè. Potenza contro agilità, prestanza contro fantasia: caratteristiche opposte per una sfida dentro la sfida, per sfondare, scavalcare o aggirare, per cercare gol speciali destinati a lasciare una traccia sullo scudetto. Attacchi agli antipodi, modellati anche dalla sfortuna: la Juventus ha perso Paulo Dybala, 1,77, che avrebbe affiancato Higuain, il Napoli si ritrova senza Arkadiusz Milik e Manolo Gabbiadini, 1,86 tutti e due. 
     
    INDICAZIONI. Gli uomini di calcio spiegano che un buon vantaggio azzurro potrebbe sbocciare dalla mancanza di punti di riferimento, ma anche i Giganti bianconeri possono spiazzare, alternandosi nel decentramento e nell’appoggio, trasformandosi a turno in arieti. La prova generale l’hanno fatta contro la Sampdoria – in realtà, e allora fu scelta tecnica, il primo esperimento risale a Palermo-Juve – e ha fornito indicazioni incoraggianti sia sul piano del dialogo diretto sia nel contributo al gioco della squadra: ripieghi, spirito di sacrificio e sponde hanno caratterizzato la serata positiva dei due “nove”, tali benché il numero l’indossi solo Higuain, mentre sulle spalle di SuperMario campeggia il 17 che fu di Trezeguet. 


     
    INNESCO. La Juventus-Gulliver (anche Moise Kean, gioiello in panchina, scavalca i centottanta centimetri), per l’innesco, punterà sulle verticalizzazioni e sulle aperture dalla mediana, ma anche sullo sviluppo esterno, sulle discese e i cross dalle fasce, per sfruttarne la qualità nel gioco aereo: non è casuale che Mandzukic, mercoledì, si sia sbloccato correggendo di testa un cross di Cuadrado. Non ha segnato, invece, Higuain che proverà a interrompere il digiuno stasera: ultimo gol all’Empoli, poi tre partite di campionato (Udinese, Milan, Sampdoria) e una di Champions (Lione) senza esultare. Gli capitò anche l’anno scorso, a febbraio, nonostante nel Napoli fosse meno coinvolto nel gioco, più epicentro e finalizzatore: alla quinta gara ritrovò il filone, adesso spera di ripetersi. Senza esultare, magari, perché tre anni non si cancellano, ma orgoglioso di trascinare la Juve: perché il futuro è qui, perché è venuto per vincere, perché Gulliver vuole battere i Lillipuziani che un anno fa lo circondavano nell’attacco azzurro. 
    DANZE. Ma Gulliver, dall’altra parte della luna, non fa paura, non agita il sonno, non inquieta: il vino buono, così dicono, starebbe nelle botti piccole e i centosessantatre centimetri di Lorenzo Insigne sono già bastati l’anno scorso, al san Paolo, per prendere la Vecchia Signora e stordirla. E’ il calcio, e si gioca con i piedi, possibilmente quelli buoni: Dries Mertens ha scoperto d’averne persino da centravanti, tutto raccolto nei centosessantanove centimetri, quelli utili il 30 marzo del 2014 a sculacciare Madame al san Paolo dopo che, ma guarda un po’, aveva ad aprire le danze era stato Jos Maria Callejon, non necessariamente un gigante.  
     
    NOSTALGIA. La nostalgia non appartiene a questo mondo, non si fa in tempo e non è catalogato il rimpianto dei centottantasei centimetri di Arkadiusz Milik e di Manolo Gabbiadini, che pure sarebbero serviti, perché per arrivare in cielo si fa prima da quelle altitudini: però si punterà al cuore della Juventus attraverso il palleggio stretto, il movimento ad uscire di Mertens, poi l’attacco del primo palo del belga e quello del secondo di Callejon; o con le conversioni, da sinistra verso destra di Insigne, che insegue la parabola perfetta, qualcosa che resti inchiodato all’incrocio opposto, magari nella sua Storia.  
     
    STATISTICHE. Si ricomincia con quelli che alla capolista hanno già fatto male, e lo dicono le statistiche, dunque è stato possibile in passato e ci riproveranno in questo presente che gli appartiene, e anche se non ci saranno Milik né Gabbiadini, e mancherà la torre, si presenteranno questi tre come sentinelle d’un sogno. E, nel caso si debba in qualche modo ovviare, si resterà in tema: Giaccherini, nel Napoli di Sarri, rientra tra gli attaccanti, con il suo metro e sessantasette; mentre El Kaddouri, che in questa sua vita partenopea ha giocato ovunque, a destra e a sinistra e persino al centro, viaggia sul metro e ottantacinque. Fuori quota…. 

     

    fonte:corrieredellosport  Michele De lucia

     

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