Napoli. Infezione dopo la liposuzione, muore manager di 65 anni. Nessun esame prima dell’intervento. Scatta l’indagine

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Napoli. A.R., 65 anni, era un bell’uomo: alto, elegante e molto attento alla forma fisica. Aveva già fatto ricorso a quella dottoressa quando lo scorso anno decise di sottoporsi a dei trattamenti estetici per idratare la pelle del viso e cancellare qualche segno del tempo grazie ad alcune tecniche di ringiovanimento che il medico praticava nel suo centro estetico sulla collina di Posillipo. Dalle rughe all’adipe il passo è stato breve e, purtroppo, fatale: A.R. muore dopo circa venti giorni di agonia dall’intervento. Ma andiamo con ordine: era lo scorso febbraio quando la dottoressa, nel corso di uno dei trattamenti al viso a cui A.R. si sottoponeva, gli propose, in vista della stagione primaverile in arrivo, un «banale» intervento di laserlipolisi per eliminare quel po’ di pancetta di cui il paziente si lamentava, grasso localizzato che resisteva alla dieta e agli esercizi fisici. Una «pratica garantita», la laserlipolisi, un intervento che la stessa dottoressa definì «miracoloso» aggiungendo di averne realizzati con successo ben duecento in appena sei mesi. Una grande soddisfazione soprattutto perché – raccontò ancora la specialista – era stata la prima a importare a Napoli questa nuova tecnica più simile a un prodigio che a un intervento. Provare per credere: un’ora di trattamento per nulla invasivo, iper garantito e dai risultati immediatamente visibili. Un intervento così agile – spiegò meglio la dottoressa al paziente – «che non avrà neanche bisogno di essere accompagnato e una volta lasciato lo studio potrà immediatamente riprendere il lavoro». In una parola: una sciocchezza. D’altronde niente bisturi e una blanda anestesia giusto per non avvertire neanche il passaggio del raggio laser sulla pelle che avrebbe dovuto sciogliere il grasso. A.R., manager di una importante casa di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, già sofferente di una forma di epatopatia cronica, si lasciò convincere facilmente fissando anche la data della seduta di laserlipolisi che sarebbe stata effettuata nello studio di Posillipo il 17 febbraio, ore 10. Costo: mille euro. Tutto bene, almeno apparentemente: dopo l’intervento l’uomo tornò a casa anche piuttosto soddisfatto ma ben presto cominciò ad avvertire una serie di disturbi. Quali? Da un generale stato di malessere all’insorgenza di una improvvisa forma di ittero. Allarme in famiglia e, naturalmente, più di una telefonata alla dottoressa che, rivendicando la buona riuscita del suo intervento, consigliò ugualmente ai familiari il trasporto del paziente in ospedale per cercare di capire che cosa stesse accadendo. Immediato il ricovero al Fatebenefratelli mentre le condizioni di A.R. cominciarono a peggiorare visibilmente: dopo una serie di accertamenti i medici dell’ospedale formulano la diagnosi: «Insufficienza epatica acuta per stato settico da recente intervento di laserlipolisi addominale in paziente affetto da cirrosi epatica Hcv correlata». Da quel momento – raccontano i familiari rappresentati dagli avvocati Paolo e Valerio Minucci – le condizioni di salute di A.R. giorno dopo giorno si fecero sempre più gravi al punto da richiedere il trasferimento del paziente presso l’ospedale di Padova specializzato in problemi epatici. Anche qui i medici purtroppo non riuscirono a fare altro che constatare la estrema gravità di una situazione resa ancor più complessa dall’insorgenza di uno stato settico. Antibiotici, dialisi, idratazione, albumina, tutto inutile: A.R. muore alle 8 del mattino del 14 marzo 2016. (Maria Chiara Aulisio – Il Mattino) 

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