Rassegna teatrale di Saviano: la compagnia “Summa Villa” ha presentato “Miseria e Nobiltà” foto

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Saviano –Teatro Auditorium – Antonio Romano. 12° edizione della manifestazione savianese- Rassegna città di Saviano. Di scena la compagnia “Summa Villa” gruppo teatrale proveniente da Somma Vesuviana. Consenso di pubblico per la spettacolo. Alla serata erano presenti il Sindaco del comune di Saviano, Carmine Sommese e di Somma Vesuviana Pasquale Piccolo; presente inoltre Francesco Iovino, Consigliere Metropolitano. In scena, quello che è divenuto un classico del teatro, un opera di Eduardo Scarpetta, “Miseria e Nobiltà”, per la regia di Maria Acanfora. La commedia ha tra i suoi protagonisti Felice Sciosciammocca, una rinomata maschera partenopea. È una celebre commedia, scritta da Eduardo Scarpetta nel 1887.”Miseria e nobiltà” è anche il titolo di un film del 1954 diretto da Mario Mattoli, tratto dall’omonima opera teatrale . La trama ruota attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma. E fin qui tutto regolare; ma Gemma è figlia di Gaetano, un cuoco arricchito, interpretato da Simone Mele; quest’ultimo vorrebbe tanto entrare nel rango dei nobili. La cosa non è così facile; perché ha sì i mezzi economici ma non ha la cultura adatta. Pure s’ingegna come può ma rimane nella sua semplicità. È da dire che per quei tempi era un ostacolo insormontabile, dove la gente, di allora, poneva distinzione tra nobiltà e appunto la miseria più nera; le stesse ballerine non avevano il massimo di reputazione. La commedia è ambientata in un luogo ideale, partenopeo, vagamente ottocentesco, dove la classe nobiliare indicava uno status privilegiato riconosciuto dall’autorità; la classe dominante. Ad essa si contrapponeva la miseria: Stato di estrema povertà, mancanza di ciò che è fondamentalmente necessario per vivere, cui conseguono avvilimento spirituale, senso di squallore. Il ragazzo innamorato è ostacolato dal padre, il marchese Ottavio Favetti. Quest’ultimo è contro l’eventuale matrimonio del figlio per la regola ferrea dell’epoca in cui si svolge il racconto scenico; Gemma, seppur apprezzata ballerina di gran successo, non appartiene al loro “rango” sociale. Eugenio si rivolge verso soluzioni assurde e improbabili ma che, al tempo stesso, lusingano le sue speranze: trovar nei bassifondi sociali la soluzione al suo pressante dilemma. All’aprire del sipario, in uno squallido ambiente vivono, sopravvivono, Felice e Pasquale e familiari. La miseria è presentata non nella sua drammaticità ma nella sua ironia con battute che sono molto note, per alcuni aspetti anche nel linguaggio comune, considerato il grado di popolarità dell’opera; in pratica il piano del nobile Eugenio è semplice: quello di presentarsi a casa del cuoco facendo passare i poveri della vicenda per i parenti nobili. La situazione si ingarbuglia poiché anche il vero Marchese Favetti, ruolo affidato a Giuseppe Granato, è innamorato di Gemma, al punto di frequentarne la casa sotto falso nome, o per meglio dire usando uno pseudonimo. Il figlio, una volta scoperta l’imbarazzante verità, in un clima di accennata ironia volta a rivelare la verità, lo costringerà, suo malgrado, a dare il suo consenso per le nozze. Altri personaggi entrano nella vicenda come il padrone di casa che avanza cinque mesate arretrate dai miseri protagonisti, la cameriera personale di Gemma anch’essa coinvolta nella vicenda dal ritrovamento di suo figlio, dopo sei anni, il piccolo servitore da pochissimo assunto, “ Peppiniello”. Il piccolo, per uno strano segno del destino e delle sue combinazioni che fa accadere le cose al punto giusto e nel luogo adatto, è figlio anche del protagonista della vicenda, Felice; la realtà oggettiva ha delle ripercussioni di ovvie conseguenze. Altri personaggi: Vincenzo attento servitore di casa Gaetano Semolone, questo il nome del cuoco arricchito; come pure un altro servitore, meno attento, anzi più un sempliciotto. Altra combinazione, in un gioco di incastro di situazioni oggettivamente realistiche è rappresentato da un’altra coppia; un altro figlio di Semolone il cuoco, si dia il caso è l’innamorato di Pupella, figlia di uno dei miseri personaggi della vicenda. Ancora coincidenze; due ranghi sociali contrapposti! Una distinzione, tra miseria e nobiltà anche visiva scenicamente parlando: nel primo atto la scena è volutamente squallida in un ambiente tetro dove anche le pareti lasciano intravedere le pietre tufacee una volta caduto, a pezzi, l’intonaco ormai deteriorato per l’umidità. Diverso lo scenario della casa del nobile o che si crede tale, dove un elegante divano troneggia al centro della scena e dove i nobili, o presunti tali vogliono sembrare e apparire nei loro abito sgargianti. L’eleganza del loro vestiario si contrappone al loro modo di proporsi in un portamento fatto di un linguaggio non certo consono; il tutto è fonte di collaudata comicità. La lieta conclusione della vicenda fa intendere che con il buon senso il tutto può trovare una rapida e condivisa soluzione. L’associazione culturale “Summa Villa, oggi vanta circa quindici anni di esperienza. Tra l’altro, l’Associazione vanta un vivaio teatrale di ragazzi dagli 11 ai 18 anni; non ha caso la regista Acanfora ha tenuto ha presentare, nell’anteprima di presentazione al pubblico, prima dell’apertura del sipario, i suoi giovani allievi. Quest’ultimi si sono presentati alla base del palcoscenico per un breve saluto al pubblico, in un rituale che si rinnova ad ogni proposizione scenica in Rassegna affidato alla presentazione di Mariagrazia Ambrosino. Completano il quadro degli attori – interpreti : Gennaro Sodano, Saverio Lo Sapio, Maria Acanfora, regista della compagnia, Marcella Sgambella, Enzo Manzo, Francesca Mele, Sabato Bruscino, Elisabetta Allocca, Nicola Auriemma, Francesco De Cicco, Rolando Manzo, Aniello Mele, Mariano Scotti, che ha interpretato il piccolo “Peppiniello”, Mariangela De Palma, Nunzia Manzoe infine Sonia Sodano, in scena è una delle protagoniste “ Gemma “ la nota e apprezzata ballerina. (Per l’ufficio stampa: Antonio Romano). (Utente dal Web)

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