La rinascita del fondamentalismo religioso. IN QUALE MONDO VIVREMO TRA CINQUANTA ANNI?

Più informazioni su

    In quale mondo vivremo fra cinquanta anni? Io non ci sarò ma mi azzardo a immaginarlo. Provo ad allargare la prospettiva ristretta dei gravi atti terroristici di questi giorni per cercare di capire come s’inseriscono in un’evoluzione storica di più ampio respiro temporale. Ricordo che a scuola mi meravigliavo sempre di come gli antichi romani accettassero passivamente la caduta dell’impero senza fare niente per contrastarla. Il fatto è che il processo di decadenza, durato quattro secoli, apportava solo piccoli cambiamenti nell'arco della vita del romano medio. Forse i piccoli regressi di civiltà erano accettati passivamente perché non ritenuti rilevanti … peccato poi che la somma di piccoli passi indietro nel corso di quattro secoli abbia portato alla fine dell’impero e all'inizio dell'oscurantismo medioevale durato un millennio.

    Forse anche noi oggi diamo scarsa rilevanza a piccoli segni che invece in un quadro storico più ampio possono avere un effetto devastante sulla nostra civiltà.
    Appunto civiltà. Parlo della civiltà del mondo occidentale che definisce il modo in cui viviamo. La mia domanda iniziale ‘In quale mondo vivremo fra cinquanta anni’ può essere tradotta in questi termini ‘come sarà la civiltà occidentale tra cinquanta anni?’.

    Penso che siamo tutti d’accordo che non sarà la stessa di oggi. L’Europa sta diventando sempre più multietnica e multi religiosa. Solo in Germania, quest’anno, sono previsti un milione di arrivi di mussulmani. Quelli che sono già in Europa fanno molto più figli degli europei. La popolazione musulmana è prevista aumentare in Europa a un tasso doppio di quella non musulmana nelle prossime due decadi. Il trend cambierà? Non credo. Studi recenti dicono che nella comunità europea i mussulmani passeranno dal 6% della popolazione nel 2010 al 10% nel 2030. E nel 2065 tra cinquanta anni? E oltre?

    Tra i parametri per l’analisi del futuro del nostro modo di vivere dobbiamo dare per scontata una sempre maggiore presenza e influenza della cultura islamica in Europa.
    E’ evidente che ci sarà un confronto, se non un conflitto, fra la cultura umanistica occidentale e la cultura religiosa dell’Islam.

    Sono convinto che non si tratterà di un confronto o conflitto tra la religione cristiana e la religione mussulmana per il semplice fatto che la religiosità cristiana, con l’eccezione dell’Italia, è minoritaria nella secolarizzata cultura europea. In Germania, tra il cinquanta e il sessanta percento della popolazione si dichiara non credente, Machteld Zee, una ricercatrice olandese, ha calcolato che il settanta percento degli olandesi sono atei o agnostici, senza parlare della Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Belgio. Non ci sarà nessun conflitto religioso, almeno spero, basato sulle Verità assolute della Bibbia e del Vangelo, della resurrezione di Cristo, l’Immacolata Concezione, i crocifissi nelle scuole, il sesso degli angeli e le piaghe di Padre Pio.

    I valori di civiltà che spero riusciremo a salvaguardare sono quelli dell’illuminismo, della rivoluzione francese, della costituzione americana: giustizia, fratellanza, uguaglianza e soprattutto libertà, libertà di essere ateo, agnostico, cristiano, mussulmano, libertà di espressione, autodeterminazione, ecc. Il conflitto/confronto sarà, io credo, tra la cultura laica umanistica dell’occidente e la cultura religiosa islamica anche se molti in Italia preferiscono affrontare il confronto partendo dalla concezione religiosa.

    E’ la laicità umanistica dell’Europa, che non è né religione né negazione della religione, la nostra identità, la nostra bandiera nel confronto con i cittadini europei di religione islamica. Essere laico significa dare a tutti il diritto di coltivare la propria religione e concezione del mondo e di esprimerla anche pubblicamente, ma allo stesso tempo negare a chiunque il privilegio di imporre la propria visione ad altre persone. Il mio augurio è che il laicismo inteso in questi termini sia ancora possibile tra cinquanta anni.

    Ritengo sbagliato impostare il confronto con la cultura islamica sulla concezione religiosa del mondo fatta per sua natura di Verità e concetti assoluti. Ovvio, lo sappiamo tutti, nella cultura islamica il potere religioso, permeato di Verità assolute, è preminente rispetto al potere politico.

    Non è così nella nostra cultura.

    Dovremmo tutti ricordare che la nostra cultura è figlia del Rinascimento e dell’Illuminismo, di Spinoza, Voltaire, Rousseau ecc. Il pensiero laico, frutto del dramma delle guerre di religione che tanto sangue ha versato in Europa nei secoli scorsi, ha messo i dogmi e le verità religiose in secondo piano. Senza l’illuminismo, oggi, in Europa, avremmo una religione intollerante, assolutista e dogmatica del tutto simile all'islamismo. Bruceremo ancora oggi in piazza gli eretici, come nel 600 con Giordano Bruno, come i fondamentalisti islamici decapitano oggi gli infedeli davanti alle telecamere. Ritengo che voler far leva sulla concezione religiosa, oggi, nel 21° secolo, equivalga a fare un balzo indietro di 400 anni.

    Si rischierebbe una guerra tra radicalismi religiosi che, con le armi moderne, sarebbe disastrosa per tutti. In questa prospettiva mi sembrano sconsiderate le prese di posizione di leader politici che, per fini elettorali, fomentano un nuovo tipo di fondamentalismo cristiano. Anche tra i moderati di buon livello culturale la concezione religiosa molto spesso prevale e si arriva a dire:

    La rinuncia alle nostre tradizioni cristiane ci espone al massimo disprezzo. Un musulmano considera il Corano come un’unica Verità e mai rinuncerebbe alle proprie convinzioni. Il farlo noi cristiani ci espone alla considerazione che siamo una società decadente cui sarà facile imporre l’Islam

    Oppure:

    E' indubbio che la nostra cultura è di matrice cattolica e grazie a essa noi italiani ci identifichiamo in un solo popolo e unica nazione. Per tale motivo negare o abolire in questo momento storico così critico le nostre tradizioni seppure arcaiche e mitologiche potrebbe minare fortemente la nostra identità”.

    E ancora:

    A scuola, durante le ore di religione i non cattolici possono chiedere di essere dispensati ma non si può pensare di togliere l’ora di religione”.

    E' certo che l'etica cristiana che regola la nostra condotta non è l'unica assoluta ma è quella che ha dato i migliori frutti per il benessere e il progresso dell'uomo e per questa va difesa soprattutto se rischia di essere sopraffatta da principi paradigmatici che condurrebbero l'umanità a regredire”.

     “ … la ripresa di un percorso per andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro  …  Dovunque c'è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo” (Papa Francesco)

    Sei d’accordo con queste considerazioni? Se pongo questa domanda a cento italiani, sono certo che novantanove mi risponderanno di sì, che sono d’accordo. Questo dimostra che la cultura italiana è intrisa di cattolicesimo e che l’etica laica e umanistica non è riuscita ad attecchire dalle nostre parti.

    Secondo il laicismo, le religioni (cristiana, mussulmana, ebrea, buddista … ecc.) pari sono: hanno cioè la stessa dignità e cristiani, mussulmani, ebrei, hanno il diritto di professarle liberamente e pubblicamente. Pertanto non è richiesta nessuna ‘rinuncia alle tradizioni cristiane’. Nessuno vuole ‘negare o abolire in questo momento storico così critico le nostre tradizioni religiose’ I cristiani devono poter liberamente, senza che nessuno si offenda o protesti, celebrare il Natale e tutte le altre feste comandate. Nessun cristiano deve rinunciare alla verità (con l’iniziale minuscola) del Vangelo, come i mussulmani non rinunciano alla verità del Corano.

    Nell’ambito religioso ognuno è libero di seguire le proprie tradizioni e il proprio credo ma, nella prospettiva laica, nessuno deve permettersi invasioni di campo nella religione degli altri.

    Da un punto di vista laico, la spinta missionaria di cui parla Papa Francesco è un’invasione nel campo delle altre religioni. Dire ‘ … andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro  … Dovunque c'è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo (la sua verità)’ implica arroganza e presunzione, significa offendere, ritenere inferiori le verità delle altre religioni e quindi la loro cultura. Non c’è poi da meravigliarsi della diffidenza e conflitti tra religioni che, in fondo, credono nello stesso Dio.

    E’ importante, poi, che il campo dei valori laici dello stato siano ‘off-limits’ per le religioni.

    Per esempio, per l’ora di religione, penso che nelle scuole pubbliche non dovrebbero esservi lezioni di religione cattolica tenute da insegnanti designati dal vescovo ma corsi di storia delle religioni tenuti da docenti del corpo scolastico. Chi vuole approfondire la cultura cattolica può liberamente farlo nella propria parrocchia. Per quanto attiene alla scuola, è esemplare il divieto del governo francese nel 2004 di vietare nelle scuole medie, inferiori e superiori, di tutti i simboli religiosi: la kippah dei ragazzi ebrei, il velo delle ragazze mussulmane e il crocifisso, se visibilmente ostentato. La decisione provocò la protesta formale delle maggiori autorità religiose francesi (l’arcivescovo di Parigi, il Grande Imam di Parigi e il Gran Rabino di Francia), tutte unite dalla stessa esigenza di conservazione del potere.

    Gli stati europei, nelle questioni di fede, devono essere rigorosamente neutrali ma, al tempo stesso devono garantire gli stessi diritti di libertà, eguaglianza a tutti i cittadini, di qualsiasi religione essi siano. Purtroppo sembra che i governi dei paesi europei non siano abbastanza fermi su questo punto.

    Faccio un solo esempio, ma ce ne sarebbero tanti.

    Tra i valori irrinunciabili della democrazia liberale europea c’è il concetto di uguaglianza tra uomo e donna. Tutti i cittadini europei devono poter godere di questo diritto, comprese le donne islamiche. Sarebbe compito degli stati garantire questo diritto. Ma è così?

    Nel 2001, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che la sharia è incompatibile con la democrazia liberale. Ciò nonostante, oggi, nel 2015, esistono circa trenta consigli della sharia nel Regno Unito. Sharia è il sistema legale islamico, derivato dal Corano e le sentenze di studiosi islamici, conosciute come fatwa. Oltre a fornire un codice di vita, tra cui la preghiera, il digiuno e le donazioni ai poveri, la sharia stabilisce anche le punizioni estreme come tagliare una mano o la lapidazione per adulterio.

    E’ vero che la maggior parte delle sentenze dei consigli della sharia del Regno Unito sono sentenze di divorzio ma è pur vero che le donne sono discriminate. Mentre l’uomo per sciogliere un matrimonio basta che dica per tre volte alla donna “io divorzio da te”, la donna, per divorziare, deve ricorrere alla sharia e sperare in una sentenza favorevole dei religiosi. Senza il pronunciamento favorevole della sharia rischiano di essere chiamate adultere se si risposano con conseguenze facilmente immaginabili.

    Tornando alla domanda iniziale ‘in quale mondo vivremo fra cinquanta anni?’ la mia risposta è ‘non lo so’.

    Credo comunque che abbiamo davanti a noi una grande e difficile sfida. Ci vuole un forte e determinato Stato laico in grado di garantire i diritti umani e religiosi di tutti e, al tempo stesso, ci vogliono cittadini con una concezione religiosa tollerante, amichevole verso le altre religioni, scevra da ogni fondamentalismo e spinta missionaria. Ci riusciremo? Guardandomi intorno ho molti dubbi: troppi Stati sono fiacchi sulla questione dei diritti e troppa gente, compreso alcuni cosiddetti cristiani, è intrisa di fondamentalismo religioso.

    C’è poi il problema del terrorismo islamico.

    Come evolverà il terrorismo in Europa nei prossimi anni? Io vedo tre scenari: (1) il fenomeno terrorismo continua ancora per anni nella forma attuale, cioè con pochi attentati occasionali nelle maggiori città europee e sui mezzi di trasporto; (2) moltiplicazione esponenziale degli attentati che diventano molto più frequenti e più diffusi sul territorio europeo; (3) trasformazione del terrorismo in una vera e propria guerriglia urbana.

    Insomma siamo messi proprio male. E tutto questo per la religione?!

    Dopo l'attacco terroristico a Parigi, il Dalai Lama ha esordito con la frase: ‘Ci sono giorni in cui penso che sarebbe meglio se non ci fossero le religioni’.  Alla domanda cosa intendesse dire ha continuato così:

    La conoscenza e la pratica della religione sono state utili, questo è vero per tutte le fedi. Oggi però non bastano più, spesso portano al fanatismo e all'intolleranza e in nome della religione si sono fatte e si fanno guerre. Nel 21° secolo abbiamo bisogno di una nuova etica che trascenda la religione. La nostra elementare spiritualità, la predisposizione verso l'amore, l'affetto e la gentilezza che tutti abbiamo dentro di noi a prescindere dalle nostre convinzioni sono molto più importanti della fede organizzata. A mio avviso, le persone possono fare a meno della religione, ma non possono stare senza i valori interiori e senza etica’.

    Io la penso esattamente nella stessa maniera.

     Luigi Di Bianco

    PS: Per la serie completa dei miei scritti visita il mio sito web SUM ERGO COGITO 

     

     

    Più informazioni su

      Commenti

      Translate »