Positano Teatro Festival attesa per Giuliana De Sio oggi servizio su Repubblica e La Città

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Positano Teatro Festival attesa per Giuliana De Sio oggi servizio su Repubblica. Non c'è solo un successo di pubblico per il Positano Teatro Festival diretto dal regista Gerardo d' Andrea e voluto dall'amministrazione di Michele De Lucia, ma anche un successo mediatico. Servizi sulla Rai e copertura sulla stampa dal Corriere della Sera, al Mattino a Repubblica, per il Premio Annibale Ruccello in particolare ospite la straordinaria Giuliana De Sio, artista poliedrica ed intelligente, oggi una splendida intervista su Repubblica dove sottolinea come "Il cerchio magico" per pochi esista anche nel cinema. Domani sera una attesissima serata di gala a Positano con la graditissima ospite De Sio 

Intervista de La Città di Salerno di ALESSANDRA DE VITA Nel 1983, Annibale Ruccello mise per la prima volta in scena il suo tragicomico “Notturno di donna con ospiti” che il regista Enrico Lamanna ha riproposto ben due volte (la prima nel ’96) affidando il ruolo protagonista all’attrice Giuliana De Sio – nata a Salerno ma che è cresciuta e ha studiato a Cava de’ Tirreni – che, domani sera, ritirerà il premio dedicato a Ruccello, nell’ambito del Positano Teatro Festival. Come è stato calarsi di nuovo nei panni di una casalinga disperata? «Questo ruolo è ormai quasi un dovere per me, nonostante il massacro fisico che il personaggio richiede. Adriana mi è rimasta dentro, 25 anni fa. L’ho tolta di mezzo dopo tante repliche, ho fatto altre cose nel mentre ma covavo sempre il desiderio di riprenderla. Pensavo di essere troppo vecchia per “Notturno di donna” ma poi sono ripartita e nel farlo l’ho lavorato ancora meglio, è salito di livello ed è stata una fortuna non aver mollato Adriana: disperata senza la consapevolezza di esserlo, che da Fracchia diventa Medea. Non è abbastanza colta da capire e intercettare i semi di un gesto orribile quale quello cui arriva e io perciò l’ho costruita come una donna allegra, sorridente, pronta alla facezia, con una casa piena di ospiti. La trasgressione nella sua vita cupa mi ha dato l’intuizione che non ha fatto precipitare lo spettacolo in una tragedia qual è. Io mi colloco anzi mi schiaffo sempre bene dentro ai personaggi; più disturbato è il ruolo più sono felice. Devo stare in condizione di poter recitare tra le righe non nelle righe e forse per questo preferisco i personaggi con percorsi accidentati e un po’ rotti dentro». Ha lavorato con tanti maestri del cinema tra cui Mario Monicelli. Che ricordo ne ha? «Quello di “Speriamo che sia femmina” fu un set magico, c’erano i miti della infanzia, la mia mitologia personale tra cui ad esempio Liv Ullmann che avevo ammirato nei film di Ingmar Bergman, e poi ancora Caterine Denevue, Stefania Sandrelli. In quel caso, la coralità delle donne era la forza del film e il mio personaggio voleva dire una cosa che oggi sappiamo bene tutti e cioè che gli uomini è meglio perderli che trovarli: un po’ sul serio, un po’ scherzosamente». Una nota rivista di gossip, nei giorni scorsi, le ha dedicato un servizio per “aver rilanciato la moda del “fidanzato- giocattolo”. L’ha presa male? «Come una persona qualunque, l’ho presa malissimo: siamo esseri umani e, anche se dopo tanti anni di carriera ne ho viste di tutti i colori, certe cose fanno sempre male. Devo dire che oggi è tutto più offensivo, vent’anni fa non l’avrebbero mai fatto un titolo del genere, così squallido. Sono cose che mi lasciano senza parole perché non so cosa dire, c’è solo spazio per malinconia e tristezza davanti a tanta maleducazione. Come si fa a pensare che un uomo sia un giocattolo, a quasi 40 anni? Devo dire che sui social però ho ricevuto tantissima solidarietà». Tre anni fa ha rischiato di morire, cosa l’è rimasto di quel momento? «Ogni esperienza, anche la più estrema, è un’occasione per conoscerti meglio, vedere un altro lato di te. La malattia è una grande opportunità, assumi una posizione solida nei confronti della vita e impari ad avere meno paura della morte: solo quando l’ho avuta a un millimetro da me ho capito che la morte è una cosa davvero semplice». Manca da tre anni al cinema, è previsto un ritorno? «Quest’anno ritorno al cinema, devo solo capire se riesco a girare tra il teatro, un recital di poesie e la nuova serie della fiction “Il bello delle donne 10 anni dopo". Ma il cinema resta una mia priorità, mi piacerebbe e mi si è presentata una bella occasione di cui presto vi parlerò». Ci parli, intanto, degli altri progetti. «Nel recital, musica e poesia si intrecciano, al fianco di un ensamble di musicisti. Si intitola “L’inferno nella poesia napoetana” e racchiude versi di antologie più estreme e meno ascoltate: irriverenti e osceni, poco conosciute perché ritenute impresentabili. Ci sono dentro anche De Filippo e Bovio. Cominciamo adesso le prove, prima di portarlo nei teatri di tutta Italia. Ne “Il bello delle donne” è previsto un ritorno del cast al completo tra cui l’amica Stefania Sandrelli. Nella prossima stagione teatrale porterò invece sul palco anche una versione drammaturgica di “Acquazzone fatale”». Giunta a questo punto della sua carriera, cosa desidera di più? «Continuare a lavorare: questo è il premio migliore, avere la possibilità di raccontare delle storie e la certezza di poterlo fare. Ogni volta che finisci pensi se sarà l’ultima, se avrai ancora la capacità e l’occasione di salire sul palco o andare sul set. Spero di avere sempre la forza fisica di farcela, fino alla fine». 

Ma chi è la De Sio? In attesa di riparlare di lei, perchè Positanonews ne riparlerà, pubblichiamo in sintesi un profilo tratto da wikipedia la più importante enciclopedia sul web del mondo. 

Cresce e studia a Cava de' Tirreni e arriva a Roma a 18 anni ospite di un amico. Lì conosce il capo carismatico di una famosa comune hippy di Terrasini di cui si innamora e con cui si trasferisce per alcuni mesi, dopo i quali torna a Roma ospite di Teresa Ann Savoy, una sua amica attrice. Nel frattempo incontra Alessandro Haber, che la spinge a diventare attrice portando delle foto che le aveva fatto un agente: nel giro di tre giorni le fanno fare tre provini – due per il teatro e uno per la televisione – e li vince tutti e tre. Sceglie la televisione e viene scritturata[1] per lo sceneggiato RAI Una donna (1977), tratto dal romanzo di Sibilla Aleramo[2], mentre l'anno successivo il suo non ancora compagno Elio Petri le affida una parte nello sceneggiato tv Le mani sporche da Jean-Paul Sartre, insieme a Marcello Mastroianni. Al cinema ha raggiunto il successo con tre film del 1983: Sciopèn di Luciano Odorisio, Scusate il ritardo di Massimo Troisi e Io, Chiara e lo Scuro di Maurizio Ponzi, che le vale il David di Donatello e il Nastro d'argento e del quale interpreta anche il seguito, Casablanca, Casablanca (1985), di Francesco Nuti, anche protagonista di questi ultimi due titoli. Con Ponzi invece tornerà a lavorare in Italiani (1996), Besame Mucho (1999) e A luci spente (2004). Giuliana De Sio ospite nel 1986 al Giffoni Film Festival Nel 1987 era stata scelta come protagonista del film Opera di Dario Argento, ma all'ultimo fu sostituita da Cristina Marsillach. Successivamente ha dimostrato la sua versatilità interpretando sia film drammatici, come Cento giorni a Palermo (1984) di Giuseppe Ferrara; Cattiva (1991) di Carlo Lizzani (con cui vince il suo secondo David di Donatello); Con rabbia e con amore (1997) di Alfredo Angeli, che pellicole divertenti tra cui I Picari (1987) di Mario Monicelli; La vera vita di Antonio H. (1994) di Enzo Monteleone; W la scimmia (2002) di Marco Colli. Negli anni 2000 è poi tornata a recitare con successo in tv: Gli amici di Gesù – Maria Maddalena (2000), Il bello delle donne (2001–2002), Caterina e le sue figlie 2 (2007), Mogli a pezzi (2008). Interprete di successo anche sul palcoscenico, nelle ultime stagioni teatrali è stata protagonista di Notturno di donna con ospiti, un testo di Annibale Ruccello per la regia di Enrico Maria Lamanna, dove l'attrice veste i panni di una donna in preda alla pazzia; mentre dal 2007 è l'indiscussa protagonista de Il laureato, testo teatrale tratto dal famoso film di Mike Nichols, nel ruolo della Signora Robinson, reso celebre sul grande schermo da Anne Bancroft. Il 15 dicembre 2011 incominciano i gravi problemi di salute per la nota attrice. In tale giorno viene ricoverata d'urgenza a Lamezia Terme (durante la tournée dello spettacolo La Lampadina Galleggiante) in seguito a forti dolori al torace, dove le viene diagnosticata erroneamente una pleurite con doppia polmonite. Dimessa alcuni giorni dopo e ritornata a Roma, la sera del 31 dicembre le sue condizioni peggiorano: l'attrice viene colpita da un'embolia polmonare e una trombosi venosa profonda alla gamba sinistra. le sue condizioni sono drammatiche. Il 6 gennaio 2012 tramite Facebook annuncia di aver rischiato seriamente di morire, ma che ormai è fuori pericolo, tranquillizzando i suoi amici dal policlinico di Roma. Dopo un lungo periodo di riabilitazione e di riposo, l'attrice è tornata in salute. Dall'11 settembre 2012, così, la vediamo sullo schermo nella fiction L'onore e il rispetto – Parte Terza, con Gabriel Garko, nel ruolo della mafiosa siciliana Tripolina. Il ritorno sulle scene, dopo i gravi problemi di salute, è segnato da Rodolfo Valentino – La leggenda, in cui interpreta il ruolo dell'attrice hollywoodiana Alla Nazimova. Successivamente gira un'altra fiction per Mediaset dal titolo Furore – Il vento della speranza, dove interpreta il ruolo di una sindacalista siciliana negli anni sessanta.

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