Berlusconi, via ai servizi sociali: ora è meno libero. Firmate le disposizioni: da ieri a casa prima delle 23

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    Milano. Nella calca che lo assedia sotto l'Ufficio esecuzioni pene, Berlusconi prova a scherzarci su: «Sono affidato ai servizi sociali, non prigioniero di fotografi e reporter». Ma è un riso amaro, tirato. È un brutto giorno per lui: inizia ufficialmente a scontare la sua condanna. Poco prima delle 19, in una stanzetta grigia e spoglia al primo piano di un condominio a due passi da San Vittore, mette la propria firma in calce al foglio che, per quanto in forma attenuata, indica i limiti imposti alla sua libertà personale. Durerà dodici mesi la pena. Dieci e mezzo se terrà un comportamento adeguato fatto di sobrietà nei giudizi sui magistrati e sulla sentenza di condanna, e di rigoroso rispetto delle prescrizioni. A casa dalle 11 di sera alle 6 del mattino, quattro ore la settimana ad assistere anziani non autosufficienti, divieto di frequentare pregiudicati, nessun viaggio all'estero, nessuna scappata fuori dalla Lombardia salvo tre giorni su sette da passare a Roma, l'obbligo di chiedere l'autorizzazione per eventuali strappi alla regola. Rimane quasi un'ora e mezza a colloquio con la direttrice dell'Uepe, Severina Panarello. Lei ha il compito di vigilare su di lui, di verificare una volta al mese «il percorso di ravvedimento», di accertare che le «regole di ingaggio» vengano rispettate. Tutte cose che fanno venire l'orticaria all'ex premier abituato a dettare le regole più che a subirle, anche se lo tiene per sé come gli suggerisce di fare l'avvocato Ghedini, che lo affianca e lo assiste. Berlusconi e la Panarello parlano del tempo da dedicare al volontariato, provano a concordare il giorno in cui andrà all'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone: «Comincerò la prossima settimana» dice il Cavaliere prima di ripartire per Arcore. In realtà la prossima settimana si vedrà per la prima volta con i responsabili dell'Istituto solo per stabilire quello che andrà a fare e quando lo andrà a fare. La data di inizio effettivo, quindi, è ancora da stabilire. E il tutto impedirà di fare la campagna elettorale? «Spero di no» ripete per tre volte, come a far capire che la sua agibilità politica è comunque subordinata allo stato di «penitente». Insomma, un'umiliazione che Berlusconi cerca di esorcizzare concentrandosi sul lavoro per le Europee. «Spero di non avere ostacoli», sospira. Ma i vincoli imposti dalla pena si fanno già sentire. Intanto, perché potrà stare a Roma solo dal martedì al giovedì. Guarda caso, oggi, quando tornerà in tv nel salotto di Bruno Vespa, è un giovedì. E anche il primo maggio, giorno della possibile apertura della campagna a Roma, è un giovedì. Certo è che il Cavaliere spera di potersi rilanciare come uomo delle istituzioni nonostante l'handicap giudiziario. A Porta a Porta, quindi, parlerà il minimo indispensabile della sua vicenda penale. Tenterà anche di derubricare «il dolore» che gli ha provocato la lettera di Sandro Bondi come «la giusta manifestazione di un disagio, che non prelude all'abbandono del partito». Parlerà innanzitutto della sua idea di Europa, promettendo una politica fiscale meno soffocante, in caso di successo di Forza Italia che, assicura, «si batterà contro le strategie oppressive ed egoiste della Germania». E anche i candidati forzisti, che però hanno ricevuto l'input di attaccare anche sulla giustizia, dovranno trasmettere le stesse parole d'ordine. Basta leggere il kit del perfetto candidato per capire che Berlusconi intende far breccia nel cuore degli elettori attaccando la politica di Angela Merkel, con la quale tuttavia Forza Italia è alleata nel Partito popolare europeo. Che però non è più quello di una volta. Il leader infatti divide il Ppe in due fazioni. Da un lato, la Cdu della Merkel e l'Ump di Sarkozy che lo derisero pubblicamente tre anni fa, insieme ai partiti popolari belga, svedese, finlandese e danese, che stringono l'Europea «in una morsa di rigore». Dall'altro, con Forza Italia, i liberisti, gli spagnoli di Rajoy, e poi ungheresi, bulgari, romeni, greci e croati. (Il Mattino)

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