POSITANO. LUNEDI 25 NOVEMBRE GIORNATA MONDIALE CONTRO FEMMINICIDIO A SCUOLA – VIDEO foto

Più informazioni su

Nel canale You Tube di Positanonews TV i video della giornata. A Positano, unico paese della Costiera amalfitana a farlo, lunedì 25 novembre mattina, in occasione della Giornata Mondiale contro il Femminicidio e la Violenza alle donne, ci sarà un evento alle 10 nell’audiotorium della Scuola Media di Fornillo. Fra i promotori, indicati nella locandina, Posidonia e Positanonews che, ancora una volta, interagisce positivamente con le istituzioni che ringraziamo. In particolare la Scuola che ha visto i ragazzi impegnati in elaborati, monologhi teatrali, recite di poesie e persino un rap (potete leggere l’articolo fatto dai ragazzi nella sezione Giornalisti in Erba che ospitiamo su Positanonews) che vedremo dopo aver sentito esperti psicologi, pediatri e altri. Una testata giornalistica non può essere solo un raccoglitore di notizie, ma deve essere attore nel territorio in cui opera e così Positanonews, il primo giornale della Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, non  dimentica la sua mission: siamo nati perchè intendiamo migliorare la società in cui viviamo operando tramite l’informazione, farci leggere, coinvolgere i lettori e poi cercare di intervenire perchè un mondo migliore è possibile, sempre. Un grazie sentito e grande alla Scuola che ha subito accolto con entusiamo questa iniziativa e in pochi giorni ha coinvolto gli studenti, alla preside Rita Parlato, alla professoressa Carmela Giunto, a tutti, un grazie al sindaco Michele De Lucia e l’amministrazione, ed a tutti coloro che hanno sposato questo iniziativa. Il pensiero alla scuola perchè è da lì che bisogna gettare i semi per un futuro migliore e questo era il nostro intento ed è stato già fatto perchè i ragazzi in questi giorni si sono impegnati in elaborati, in attività creative come addirittura un rap, un monologo della Littizzetto e una poesia, il tutto in pochi giorni.

La violenza alle donne come genocidio nascosto – per dirla come Amartya Sen – non è un residuo del passato e non va assolutamente sottovalutata. Dietro il femminicidio introdotto nel dibattito nazionale ed internazionale c’è non solo l’omicidio di donne – in questo caso si parla di femmicidio – ma la continua erosione della loro dignità, il tentativo di negare la piena espressione della loro personalità. Il femminicidio costituisce solo la cima di un enorme iceberg sommerso. La violenza sulle donne non è solo il frutto di un’aggressione individuale. Esiste una dimensione sociale della violenza e il fatto che gran parte della violenza si svolga in famiglia significa che la dimensione sociale include i rapporti coniugali, tra partner e genitoriali. E’ un fenomeno trasversale a ceti ed ambienti e bisogna andare a fondo per capire perché cittadini ritenuti assolutamente normali, di ogni professione e livello culturale, attaccano l’identità delle loro mogli o compagne e perché provano, e spesso riescono, ad umiliarla e distruggerla. Si tratta di cambiare i modelli culturali in tutti i contesti dove si manifesta la vita sociale, nelle famiglie come nelle scuole, nelle associazioni, nelle palestre, ma soprattutto nei rapporti quotidiani. Occorre una nuova stagione delle relazioni. Molti studi dicono che la violenza sulle donne non è mai reazione ad un torto e neanche soltanto lo sfogo maschile a proprie insoddisfazioni o frustrazioni. È molto di più. Richiama un livello qualitativamente diverso. Attiene a profonde motivazioni culturali, ai modelli del rapporto tra i generi, tra le persone. Per questo la violenza oggi non è purtroppo solo frutto di arcaismi. La violenza in tutte le sue forme è piuttosto un modo per riappropriarsi di un ruolo gerarchicamente dominante a cui sono connessi privilegi, è crisi di identità. La violenza, per essere realmente combattuta, ha bisogno di un cambiamento culturale e nessuna legge, anche la più rigorosa dal punto di vista penale, può arginare la violenza se non è accompagnata da una volontà di cambiamento nel rapporto tra i sessi e le persone e questo lo si può fare cominciando dalle famiglie e dalla scuola.

Un pensiero va a Malala Yousafzai. E’ una ragazza pakistana di 14 anni che ha rischiato di essere uccisa dai Talebani perché ha chiesto il diritto di andare a scuola. Dovremmo tutti pensare di avere lei come figlia e comprendere di quanto rispetto e amore abbia bisogno l’umanità per andare avanti. Un bravissimo ai ragazzi e ragazze della scuola media. Alcuni video qui sotto, poi nel canale You Tube di Positanonews TV vedrete gli atri video della giornata.

 

 

Più informazioni su

Commenti

Translate »