Marina pellegrino e Francesco Venga s´impongono a Mirabello in Musica

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Il giovane duo nato tra le mura del Conservatorio di Avellino ha conquistato il I premio assoluto nella sezione musica da camera

 

Di Olga Chieffi

La VI edizione del concorso Mirabello in musica, dedicato ai giovani talenti, svoltosi nell’incantevole cornice di Mirabello Sannitico, in Molise e promosso  dalla meritoria associazione musicale Doppio Diesis, ha salutato quali vincitori assoluti della sezione Musica da Camera, un duo nato tra le mura del conservatorio “D.Cimarosa” di Avellino, composto dal violista Francesco Venga, allievo di Bruno Giuranna e dalla pianista vietrese Marina Pellegrino assurta al magistero di Bruno Campanella. Ben novantotto i centesimi assegnati dalla prestigiosa commissione, presieduta dal pianista Bruno Canino, e formata da Tiziano Baranello, anche direttore artistico della manifestazione, Pasquale Farinacci, Giampiero Giumento e Antonio Iafigliola. Il duo ha presentato quale prova finale la Sonata per Viola di Vieuxtemps, composta nel 1863, che è stata interpretata con brio e lirismo, il suo  Allegro Maestoso pieno di colore, rifuggente da ogni eccesso lirico, il Finale scherzando proposto con una spontaneità sorprendente, un tema di barcarola che la voce umanissima della viola ha schizzato con melanconico abbandono. «Dal primo all’ultimo suono che ottiene dal suo strumento, stringe attorno a voi un cerchio magico nel quale vi rinchiude, senza darvi la possibilità di trovarne né l’inizio né la fine»: dalle parole dedicate da Robert Schumann alle qualità della pagina di Henri Vieuxtemps emerge un’emozione ipnotica, in grado di invadere in maniera devastante l’immaginazione dell’ascoltatore. Francesco Venga e Marina Pellegrino sono andati oltre la semplice lettura di un’opera molto particolare, sapendo riflettere sul sentire del compositore belga, senza nascondere il suo pensiero estetico sotto la sterile bravura strumentale. Infatti, la sua musica da camera è ricca di lavori interessanti, tra cui questa splendida sonata che  sembra appena uscita da un raffinato salotto dell’Ottocento. Melodie fresche, idee chiare, ritmi brillanti: si ha quasi l’impressione di vedere signori distinti, in lorgnette e redingote, che ascoltano assorti davanti a una tazza di tè. Nell’opera c’è tutto il gusto elegante della Salonmusik dell’Ottocento: un’introduzione maestosa, un primo movimento in forma sonata, una berceuse melanconica e un finale dai tratti scherzosi, un’opera figlia del suo tempo, ma nello stesso tempo uno strumento utile per risalire alla sensibilità musicale dei nostri antenati. Applausi e suggerimenti per i nostri due giovani talenti, che speriamo in un futuro prossimo di vantare celebri

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