GRILLO PERDE E ATTACCA COLPA DEGLI ITALIANI

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    Il day-after del Movimento 5 Stelle inizia con l’ira del leader Beppe Grillo sfogata sul web contro tutto e tutti. Questa volta nel mirino non ci sono solo i partiti, i giornalisti e gli esponenti delle istituzioni, ma direttamente gli elettori irriconoscenti e «colpevoli» di aver voltato le spalle al M5S tornando a votare per il Pd e il Pdl. A loro va l’attacco più duro del primo post della giornata scritto da Grillo sul suo blog: «Non si tratta di italiani che hanno sbagliato per consuetudine o per dabbenaggine, ma pienamente responsabili della scelta. Votando i partiti che li rassicurano, ma che in realtà hanno distrutto il paese, si sta condannando l’Italia ad una via senza ritorno». Il crollo del movimento alle elezioni amministrative è visibile dal nord al sud. In tre mesi sono stati persi milioni di voti. Nessun sindaco grillino, due ballottaggi: a Pomezia, cittadina operaia alle porte di Roma, e Assemini, comune di 15mila abitanti in provincia di Cagliari. Solo 400 consiglieri eletti, in media meno di uno per Comune. La percentuale massima è quella di Ancona, 15 per cento. Dati da brivido rispetto allo Tsunami del 25,5 per cento con cui Grillo a febbraio è entrato trionfale in Parlamento con 163 onorevoli-cittadini. Il leader ammette: «Il M5S ha commesso errori, chissà quanti, ma è stato l’unico a restituire 42 milioni di euro allo Stato. Non è corretto attribuire il mancato voto di ieri al M5S ai pennivendoli. Non diamo la colpa ai giornalisti o ai talk show. Possono aver inciso, ma non più di tanto». La delusione e la rabbia sono comunque più forti di qualsiasi analisi per Grillo che appare per la prima volta amareggiato. Arriva perfino al punto di disegnare due Italie. «La prima, che chiameremo Italia A, è composta da chi vive di politica, da chi ha la sicurezza di uno stipendio pubblico, 4 milioni di persone, e dai 19 milioni di pensionati. La seconda, l’Italia B, di lavoratori autonomi, cassaintegrati, precari. La prima è interessata allo status quo. Si vota per se stessi e poi per il paese». E per continuare con i toni cupi: «L’autunno freddo è vicino – scrive Grillo – e forse l’Italia A capirà che, votando chi li rassicura, in realtà ha distrutto il paese. Vi capisco avete fatto bene». La posizione del leader viene subito sposata da quei pochi che hanno parlato nel day-after. Michele Pinassi, candidato grillino a Siena, convinto che lo scandalo Monte Paschi avrebbe tolto voti al Pd, si è sfogato contro gli elettori: «Che schifo. Speravamo in un minimo di riconoscenza. Invece niente. Neppure un grazie». Ma la base è in rivolta mentre serpeggia una crisi interna al gruppo parlamentare soffocata solo dalla consegna del silenzio imposta da Grillo e Casaleggio. Nel giro di poche ore sono centinaia i commenti al post di Grillo. «I candidati non erano all’altezza». «Mi sa tanto caro Beppe che a ’sto giro non hai capito proprio un benemerito». «Il Movimento deve rivedere il metodo». E già, il metodo. Sono in molti adesso a criticare la scelta di non andare in tv e di fare continuamente muro contro i media. Chi fa autocritica aperta è il vicepresidente alla Camera, Luigi Di Maio, che se parla di cittadini «ingrati» sulla sua bacheca Facebook, poi scrive: «Cercherò di ritagliare più tempo per comunicare meglio quello che faccio anche attraverso la tv». Ma tra i grillini sul web c’è chi recrimina la scelta di non aver accettato di governare con il Pd di Bersani. Scrive un irritato Massimiliano: «Basta Beppe. La colpa è sempre di qualcun’altro, dei giornali, delle tv, di Bersani e Berlusconi del tempo e del sole. Hai avuto la possibilità di fare un governo, di avere i numeri o per ricattare Bersani e l’hai buttata al vento». Questo sulla rete. Nella realtà ha risposto il diretto interessato, Pier Luigi Bersani, che dopo l’esito delle amministrative si è tolto qualche sassolino con Beppe Grillo. «Così impara a capire il rapporto tra governo e cambiamento. Era troppo difficile da capire… purtroppo per l’Italia».

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