ANTONINO FIORENTINO. IMMAGINI E MEMORIA

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Sabato 8 dicembre 2012 alle ore 18.00, nella sala Consiliare del Comune di Sorrento, Gilberto Marselli, Giancarlo Spezie ed Enzo Puglia presenteranno il volume ANTONINO FIORENTINO. IMMAGINI E MEMORIE . La serata sarà introdotta da un audiovisivo curato da Francesco Cappiello con immagini di Antonino Fiorentino.

 

Esce nella collana “ I quaderni delle Sirene” diretta da Enzo Puglia, questo volume, che accoglie oltre a vari contributi, anche un reportage fotografico su Marina Grande di Antonino Fiorentino.   Giovanni Fiorentino, il figlio di Antonino,e il prof Puglia, il maestro pittore Stinga, con un lavoro certosino, hanno realizzato un mosaico delle idee, degli amici, delle opere e delle lungimiranze che rendono una visione completa del personaggio Antonino Fiorentino.

 

Qui dappresso brani tratti dal libro: 

 

IL PROFESSOR ANTONINO FIORENTINO E

TRENT’ANNI DI VITA CULTURALE A SORRENTO[1]

 

Enzo Puglia

 

            La prima volta mi parlò di lui Benito Iezzi, credo nel lontano 1979. Col tono pieno di enfasi dei suoi momenti migliori mi disse di aver conosciuto il nuovo Assessore alla Cultura del Comune di Sorrento, Antonino Fiorentino, che era in cerca di persone capaci e preparate per realizzare una serie di belle iniziative. Tanto belle che, sul momento, mi parvero più comprensibili in un programma elettorale che attuabili nella realtà. Fiorentino intendeva fra l’altro fondare un Centro culturale sorrentino e dar vita ad una rivista di studi, avviare progetti in campo umanistico, ma anche nei settori delle arti visive e delle scienze naturali, stringere rapporti di collaborazione con enti di studio italiani e stranieri, organizzare corsi di aggiornamento per i docenti e di formazione per gli studenti e molto altro ancora.

            Devo confessare che la mia iniziale perplessità non fu del tutto vinta dopo i primi incontri col neo-assessore, ma rimasi subito assai colpito dai suoi occhi vivaci e intelligenti, dal suo senso dello humour, che traspariva dal sorriso ironico incorniciato dai baffetti nerissimi, dalla sua capacità di entrare in sintonia con gli interlocutori coinvolgendoli nei suoi progetti. Lo ricordo sempre di buon umore durante gli incontri massesi, a casa di Iezzi o nella tipografia di Peppino Scarpati, ai quali portava, tenendola per mano, la figlia minore e l’inseparabile macchina fotografica, e poi via via sempre più sicuro di sé, nelle riunioni di lavoro nella biblioteca comunale di Sorrento, nel suo ufficio di assessore o nella bella casa di via degli Aranci.

Ben presto iniziammo a conoscerlo meglio e ad apprezzarlo per il suo valore. Fiorentino era nato a Sorrento il 5 dicembre 1938 e da ragazzo aveva lavorato nella bottega del padre, artigiano del legno. Diplomatosi alla Scuola d’Arte, che frequentò prima a Sorrento e poi a Napoli, aveva preso appena diciottenne ad insegnare Educazione artistica nelle scuole medie; dal 1980 era docente di Educazione visiva presso l’Istituto Statale d’Arte di Sorrento. In gioventù aveva militato nei ranghi dell’Azione Cattolica e da lì aveva mosso i primi passi di un lungo impegno politico. Nel 1970 era stato eletto per la prima volta Consigliere comunale nelle liste della Democrazia Cristiana e sarebbe stato poi confermato per cinque tornate elettorali consecutive. Nel 1975 era stato nominato Assessore allo Sport e al Turismo; dal 1978 era Assessore all’Istruzione, alla Cultura, ai Beni Culturali, al Turismo, Spettacolo e Sport e avrebbe ricoperto quell’incarico, con alcuni intervalli e qualche variazione nelle deleghe, fino al 1994.

Fin da ragazzo aveva coltivato un’innata passione per la fotografia e la cinematografia ed era socio di associazioni amatoriali locali, il “Cinefotoclub”, “La carrozzella”, e nazionali, la FIAF. Con la sopraggiunta maturità la sua arte di fotografo raggiunse punte di eccellenza con l’allestimento di svariate mostre personali e la stampa di molti libri di immagini. Ricordo per tutte una rassegna del 1982, forse la più bella, che intitolò felicemente Fra l’uno e l’altro mar la stessa terra, con l’eloquente sottotitolo Quasi un itinerario dell’anima nella Terra delle Sirene. Di quelle raffinate ricerche cromatiche che ritraevano i siti più fascinosi delle costiere sorrentina e amalfitana oggi ben poche ne rimangono. Si persero, così mi disse il loro autore, in qualche città della Cina Popolare, dove le aveva spedite per un’esposizione itinerante.

Sì, perché la passione di Fiorentino e la sua indiscutibile competenza lo portarono a intrecciare relazioni con personaggi di primo piano della fotografia, del cinema e della televisione non solo in Italia (spesso era alla Mostra del Cinema di Venezia o ad altre manifestazioni simili), ma anche in vari paesi stranieri. E quei personaggi prima o poi venivano tutti a Sorrento a condividere con noi il loro patrimonio di arte e di esperienze. Un successo speciale, in quest’ambito, l’Assessore lo colse quando riuscì a organizzare una serie di visite e di contatti con alcuni gruppi di artisti cinesi (anche con i maestri degli aquiloni) quando ancora la Cina appariva in Occidente un mondo misterioso e chiuso. Si batté anche con energia, ma senza frutto, per ridare vita ai gloriosi Incontri del Cinema di Sorrento, un evento, come lui sosteneva, degno di ogni rispetto, le cui ultime edizioni furono curate da esperti esterni, mentre avrebbero potuto essere affidate a forze locali altrettanto capaci ma più motivate.

Nel lavoro fotografico di Fiorentino vi era anche un fine più propriamente documentario, che egli usava definire “antropologico”. A lui interessava conservare un documento tangibile e inequivocabile di luoghi e persone; soprattutto gli piaceva fotografare i riti e le processioni della Settima Santa, in Penisola e in altri luoghi del Meridione. E così portava sempre la macchina fotografica a tracolla e faceva un’infinità di scatti, anche nei momenti e nelle circostanze più impensabili. In certi periodi la sua vita era un turbinoso spostarsi da un paese all’altro, per non perdere l’occasione d’immortalare eventi di particolare interesse.

Amava il bianco e nero con la convinzione di chi pratica un’arte antica e difficile, ma prodiga di soddisfazioni, che nessuno vuol più apprendere; solo con grande riluttanza si convertì prima al colore e poi al digitale. Quando fotografava di sera, avvertiva talora una specie di fastidio, perché le illuminazioni moderne impedivano la realizzazione di buone immagini; “le luci sono diventate troppo impastate” diceva. Oggi il suo archivio fotografico conserva molte migliaia di negativi, diapositive, stampe e file di immagini, che andrebbero attentamente ordinati e conservati sia come opere d’arte sia come documento della storia sorrentina, e non solo, nella seconda metà del Novecento.

Ma torniamo agli anni Ottanta, quando il fotografo Fiorentino era anche un attivissimo amministratore locale. In ragione delle sue solide radici di lavoratore, alle quali, come lui diceva, erano purtroppo mancati gli studi universitari, l’Assessore, come tutti allora lo chiamavano, non amava le lunghe chiacchiere e le disquisizioni oziose dei letterati, invariabilmente andava subito al sodo e invitava tutti ad operare senza indugi per il raggiungimento del fine programmato. Se qualcuno osava obbiettargli che prima occorreva superare qualche problema organizzativo o finanziario, tagliava corto affermando che a quello avrebbe pensato lui.

            Senza dubbio, come presto sperimentammo, quei problemi che spaventavano i pigri uomini di lettere lui sapeva davvero risolverli. Sebbene non possedesse l’arte del bel parlare (e di questo soffriva molto), col suo entusiasmo contagioso, al quale univa un’impressionante capacità pratica e anche una certa dose di maniere spicce, riusciva quasi sempre a trovare le strade più praticabili, le persone giuste a cui rivolgersi, le porte alle quali bussare. Anche nei rapporti coi nomi illustri della cultura e dell’arte e con i politici di livello più alto non si lasciava mai intimidire. I problemi finanziari poi non lo turbavano più di tanto; grazie alla sua intraprendenza e alle sue conoscenze, riusciva a trovare sempre i fondi occorrenti per i vari progetti. Erano gli anni pieni di speranze della ricostruzione post-terremoto e quelli un po’ spensierati ma ricchi di fermenti dell’ “effimero”: l’Italia sembrava ancora capace di distinguere ciò che è esteticamente bello o originale ed era disposta a spendere qualcosa per l’arte e la cultura. Quando poi, in periodi a noi più vicini, tanti entusiasmi si spensero e i finanziamenti destinati dagli enti pubblici alla cultura andarono progressivamente esaurendosi, senza perdersi d’animo Fiorentino cominciò a rivolgersi agli sponsor privati dimostrando agli imprenditori sorrentini, con pazienza e buone ragioni, che era nel loro stesso interesse sostenere le attività culturali del paese.

            In ogni modo, in quell’eccezionale fase iniziale, ciò che era sembrato solo il programma di un Assessore ambizioso cominciò a realizzarsi. Subito, nel 1980, nacque il Centro di studi e ricerche “Bartolommeo Capasso” di Sorrento, l’anno dopo fu stampato il primo numero del suo bollettino “La Terra delle Sirene”. Già nel 1978, inoltre, Fiorentino aveva promosso a Sorrento l’Anno Ecologico e quando esso si chiuse, per iniziativa sua, dell’allora Sindaco Cuomo e di una pattuglia di illustri studiosi, fu fondato il Centro Meridionale di Educazione Ambientale, un’istituzione per quei tempi senz’altro all’avanguardia. Opportunamente supportato dall’Amministrazione comunale, il C.M.E.A. è ancor oggi un fiore all’occhiello della nostra città e Fiorentino ne è stato fino alla fine il Direttore.

Poi vennero i convegni, le tavole rotonde, le conferenze, i seminari, i dibattiti, le presentazioni di libri, le pubblicazioni a stampa di tutti i tipi, le infinite mostre dei migliori fotografi italiani e stranieri, le rassegne cinematografiche, le proiezioni multimediali, le visite d’istruzione e le escursioni naturalistiche, i corsi di aggiornamento e di formazione, i workshop, i concorsi e tantissimi altri eventi che qui sarebbe assolutamente impensabile non solo elencare, ma anche soltanto riassumere. Tutti di qualità, comunque, tutti intelligenti, tutti capaci di suscitare un’eco sui media nazionali e, spesso, anche internazionali. Fra l’altro, per pubblicizzare i programmi delle manifestazioni, egli introdusse l’uso dei “depliant”, agili pieghevoli ideali per contenere fotografie e brevi testi. Ne realizzò alcuni bellissimi, delle piccole opere d’arte. All’epoca per Sorrento erano una novità, poi si diffusero a dismisura, per far pubblicità a qualsiasi cosa, e Fiorentino aveva un bel da fare per reclamare la paternità di quell’idea. In tal modo, si contribuì in misura straordinaria a far circolare in Italia e fuori dall’Italia il nome e la cultura della nostra terra; una terra che vive essenzialmente di immagini e di miti, che si trasformano poi in un’offerta turistica qualificata. L’abile politica di uomini come Antonino Fiorentino dovrebbe dar conto del perché Sorrento è, e resta, la meta di un turismo elitario mai banale né distratto.

            L’Assessore intensificò via via la sua brillante operosità, raggiungendo talora ritmi frenetici. Negli anni migliori, gestiva in ogni momento almeno una manifestazione e, nel frattempo, ne progettava e organizzava un altro paio. La frequenza delle telefonate che ricevevo da lui toccò livelli notevoli, in media tre o quattro al giorno. Non nascondo che qualche volta, io che ne ero collaboratore di fiducia ma ormai anche amico, fui tentato di prenderne le distanze perché non riuscivo a reggere le sue cadenze infernali. Forse si concedeva qualche momento di pausa nei pomeriggi in cui veniva a trovarmi e, dopo aver preso una caramella alla frutta da un vassoio sempre in vista, accettava una camomilla da mia moglie. Poi si parlava tutti e tre con calma dei progetti futuri e in quel contesto nascevano molte buone idee.

Altri furono tentati come me di defezionare, ma nessuno si tirò mai veramente indietro. Sì, perché tantissime erano le persone che Fiorentino, da leader nato qual era, riusciva a mobilitare per le sue iniziative: i dipendenti comunali, i giovani della legge 285, che egli aveva reclutato e formato e che venivano assumendo un ruolo nell’amministrazione, gli amici, i semplici conoscenti, i colleghi di scuola e naturalmente i parenti, a cominciare dalla paziente signora Maria Rosaria e dai quattro figli. Un agguerrito manipolo si muoveva solerte e compatto ai suoi ordini, in nome della cultura, o dell’arte o della scuola, ma soprattutto perché tutti erano intimamente appassionati di quello che facevano ed erano contagiati dall’attivismo dell’Assessore. Tutti quanti, al di là di qualche momentaneo dissenso, gli volevano un bene sincero. Per tutti, di converso, egli aveva parole di incoraggiamento e di gratitudine e, se necessario, trovava modo di sostenerli in momenti particolari.

            Alla fine di ognuno di quegli anni eroici, mi riusciva difficile ricordare tutto quel che s’era fatto e mi chiedevo se ci riuscisse Fiorentino. Lui però aveva un suo metodo infallibile e, ogni cinque anni, faceva stampare degli opuscoli con tutte le attività svolte in quel lasso di tempo dal Centro “Capasso” o dal C.M.E.A. (aveva pure l’abitudine di raccogliere con cura gli echi di stampa). All’inizio questa mi parve una piccola mania autocelebrativa, ma poi ne compresi l’utilità. Oggi, se non esistessero quelle pubblicazioni, avremmo già perso memoria di buona parte delle attività culturali sorrentine negli ultimi decenni.

            La responsabilità di amministratore comunale di Fiorentino terminò nell’aprile 1994; da quel momento cessò di essere “l’Assessore” per diventare, più semplicemente, “il Professore”. Quel titolo, con cui tutti gli manifestavano il loro rispetto, gli rimase anche dopo che, nel 1996, si ritirò in pensione dopo quarant’anni di insegnamento. Continuò tuttavia a lavorare negli stessi ambiti ma in altre forme come se nulla fosse cambiato. La sua inesauribile vitalità subì una battuta d’arresto solo nel 2001, quando più insopportabili cominciarono a manifestarsi i sintomi di una malattia che poteva essere solo controllata e, purtroppo, con farmaci dagli effetti secondari molto pesanti. Progressivamente egli dovette ridurre i carichi di lavoro e selezionare gli impegni. Tuttavia, come un bravo generale che non può più combattere in prima linea e deve limitarsi a impostare la strategia, fino agli ultimi tempi non smise mai di curarsi delle due creature che più gli stavano a cuore, il Centro “B. Capasso” e il C.M.E.A., e di rendersi utile come meglio poteva al suo paese.

            In particolare, non venne mai meno al suo antichissimo desiderio di rivitalizzare l’arte presepiale in Penisola sorrentina. Per amore di questa nostra secolare tradizione, un sentimento che gli veniva dalle sue origini artigiane, il Professore promosse alcune belle pubblicazioni sull’arte presepiale e, soprattutto, organizzò per ben trenta anni il concorso “Il Presepe oggi”. E così, invariabilmente, fra dicembre e gennaio, insieme ad altri appassionati, girovagava per ogni dove, sempre armato di pazienza e di apparecchio fotografico, per visionare e valutare le opere di infiniti presepisti. E ogni volta arricchiva la manifestazione di qualche nuovo aspetto, un’esposizione, un laboratorio, una sezione speciale riservata ai bambini o alle donne o alle scuole. La premiazione, la prima domenica di febbraio, era sempre una grande festa, alla quale adulti e bambini partecipavano con gioia affollando con qualche confusione la chiesa sorrentina di S. Francesco. Ma lui, il Santo di Assisi, che della rappresentazione della Natività fu il primo cultore, sarebbe stato felice di quella folla vociante e avrebbe sorriso di qualche atteggiamento poco consono a un luogo sacro. Col passare delle edizioni i partecipanti aumentarono e il successo del concorso divenne travolgente.

            I meriti eccezionali di Antonino Fiorentino nei confronti della comunità sorrentina convinsero il Sindaco Marco Fiorentino a conferirgli nel dicembre 2008, durante una bella serata ufficiale al Teatro Tasso, il premio “Sorrento Civica”, e mai riconoscimento fu più giustamente assegnato. La voce del Professore tradì una comprensibile commozione quando pronunciò poche frasi di ringraziamento. Ma il suo percorso umano era ormai prossimo alla fine. Se n’è andato il 27 marzo del 2009, compianto dai suoi cari e da quanti hanno avuto modo di conoscerlo e di stargli accanto, lasciando un vuoto grande che non sarà facile colmare. Ci conforta il pensiero che molte generazioni di sorrentini hanno avuto modo di apprendere da lui l’amore per la nostra terra e i modi per conservarne e al tempo stesso aggiornarne l’identità. Non è forse vana la speranza che essi sapranno degnamente proseguire l’opera del nostro carissimo amico.


[1] Questo scritto è già comparso nel numero 28 (dicembre 2009) de “La Terra delle sirene”, rivista del Centro di Studi e Ricerche “Bartolommeo Capasso”.

 

 

Si semp tu’ “. Con questa semplice e affettuosamente  paternalistica  allocuzione, sono stato apostrofato più volte dal prof Antonino Fiorentino.

 

 L’ultima è stata , in uno dei tanti viaggi di cultura e istruzione, a Roma in fila per entrare alle Scuderie del Quirinale. La prenotazione era  per le 11.30, mancavano  50 minuti, rapidamente chiamai un taxi e con i mie  ragazzi corsi in San Luigi dei Francesi per mostrare  il Caravaggio che allora stavano studiando. Al ritorno, il gruppo stava già svolgendo le pratiche d’ingresso, mi accodai agli altri, ma il Prof, subito mi individuò. “si semp tu’, dove sei andato!? farfugliai una risposta, lui stette un po’, fintamente imbronciato, poi sbottò:   

 

‘’…… gli hai spiegato bene….la prospettiva ”.

 

In questa immagine scenetta, dalla pelle al cuore, vissuto sul campo in prima persona, è sintetizzato l’amore per gli altri , per la cultura , per i viaggi e per l’organizzazione di Don Antonino, come amavo e amo chiamarlo.

 

La mia parte di eredità, l’ebbi , come si suole dire, già in vita, con una investitura pubblica, quando , ben soppesate le mie capacità organizzative e di divulgatore  improvvisato, mi delegò ,alla conduzione del gruppo a Punta Licosa, in un escursione in cui lui non poteva presenziare e poi ne sono seguite tante altre.

 

L’amore per il territorio, questo è quello che tra i tanti insegnamenti, ho maggiormente assorbito  e cerco di portare avanti . Il pensiero di  Don Antonino era molto semplice, le cose si amano solo se si conoscono.

 

Lucio Esposito

 

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