LA MANOVRA PASSA ANCHE AL SENATO E DIVENTA LEGGE CON 257 VOTI FAVOREVOLI E 41 CONTRARI-VIDEO

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    ROMA – La manovra economica passa anche al Senato e diventa legge con 257 voti favorevoli e 41 contrari. Un risultato che registra un lieve calo di consenso per il governo, anche se il premier Monti è sicuro che la manovra permetterà all’Italia di «affrontare a testa alta la crisi».
    L’esecutivo pensa ora a quella che ormai tutti chiamano fase due, dedicata a crescita e sviluppo. Una fase delicata a cui il premier però guarda con fiducia. La stessa che chiede agli italiani, esortandoli ad investire in Bot e Btp perché «occorre avere fiducia in noi stessi». Il professore mostra di non temere i «capricci» dei partiti che lo sostengono, dicendosi sicuro che «l’appoggio a questo governo è molto più grande di quello che i partiti lasciano credere o dichiarano». Forse una stoccata a Berlusconi che continua a mostrare i muscoli: «Siccome il Pdl è il principale partito, i provvedimenti devono essere discussi prima con noi». I prossimi obiettivi del governo saranno le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro. Con un occhio ai repentini cambi d’umore dei mercati, il governo intende procedere a passo spedito, lavorando anche nelle festività.
    I partiti sono avvertiti dunque: sì al dialogo, ma nessuna palude che rallenti l’azione governativa con veti incrociati. Rimane molto critica la Lega che ha ancora una volta manifestato rumorosamente il proprio dissenso in aula, dove anche l’idv ha votato contro la manovra. Intanto l’Istat certifica la paralisi delle vendite. A ottobre crescono leggermente solo i generi alimentari (+0,9%), ma gli italiani preferiscono sempre più la spesa al discount (+2,9%). Bisogna pur mangiare, sembrano dire gli italiani. Infatti è buio pesto per il resto: elettrodomestici, radio, tv e registratori (-6,6%), abbigliamento (-2,9) e perfino per i farmaci (-3,1%). Per il Codacons il ricorrere allo sconto è «segno evidente della crescente povertà».

    L’INTERVISTA a Marina Brogi docente di Economia alla Sapienza.
    Il premier Monti esorta gli italiani a sottoscrivere Bot e Btp. E’ davvero affidabile investire nei titoli italiani?
    «L’Italia ha un grande debito pubblico. Le manovre di quest’anno serviranno a ridurlo, ma non basta guardare solo all’Italia, perché il problema della crisi riguarda tutta l’Europa. In ogni caso non è che tre anni fa le nostre finanze pubbliche fossero floride, soltanto i tassi di interesse erano più bassi. Quindi il rischio è pressoché lo stesso. Anzi oggi c’è una maggiore consapevolezza della necessità e dell’urgenza di intervenire per ridurre il debito e far ripartire l’economia. Va ricordato poi che il rendimento al 7% riguarda solo i titoli di nuova emissione».
    Si è parlato tanto di un rischio default per l’Italia. Secondo lei esiste davvero?
    «Un rischio zero non c’è per nessun paese. L’Italia ha un alto rapporto debito-Pil, ma ha anche dei pregi, per esempio è in avanzo primario. Rispetto ad altri paesi europei è però più fragile».
    Che cosa serve all’economia italiana per riprendere davvero a crescere?
    «Non basta una misura ma un insieme di provvedimenti. E comunque non ci si possono aspettare effetti immediati, mentre di regola i mercati capiscono solo le misure immediatamente quantificabili».

    LA LEGA. Le parole di Monti però non convincono la Lega Nord: «Il decreto non salverà l’Italia, anzi la »affondera« attacca il leader del Carroccio Umberto Bossi convinto che »l’esecutivo non arriverà al 2013«. È di tutt’altro avviso il premier che davanti ai senatori indica la manovra come il provvedimento che consente all’Italia di »affrontare a testa alta la crisi«. Il presidente del Consiglio entra nei dettagli del testo soffermandosi sulle novità (dalle deduzioni Irap al bonus per assumere lavoratori al Sud), invita i cittadini a »guardare con fiducia ai titoli italianì e a «sottoscrivere Bot e Btp» e poi bolla come «ripetitivo e del tutto fuori luogo» lo slogan secondo cui ‘a pagare sono sempre i soliti noti’.

    Non mancano poi nel suo intervento passaggi – a tratti anche taglienti – sul ruolo dei partiti che compongono la maggioranza. Il capo del governo non fa mai un riferimento diretto alle polemiche degli ultimi giorni ma osserva ironico: «Vorrei dire ai cittadini che l’appoggio che questo governo sta ricevendo è molto più grande di quello che i partiti lasciano credere o dichiarano». I colloqui« fra partiti che sostengono il governo e il presidente del Consiglio, ha detto Monti con un evidente riferimento agli incontri avuti con Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani (domani chiuderà il cerchio con Alfano, asini e Rutelli), »sono di grande appoggio, incoraggiamento e grande stimolo; certamente anche di forte proposizione di temi e indirizzi«. Ma poi »vengono presentati esternamente piuttosto dal punto di vista del veto o della forte pressione«.

    Il presidente del Consiglio dice di capire se per loro »esigenze« le forze politiche debbano rappresentare in un certo modo l’appoggio al governo, »se questo è utile – osserva – andiamo avanti così«. Non è escluso che l’argomento possa tornar fuori già domani quando a palazzo Chigi il premier riceverà una delegazione del Pdl e poi il leader dell’Udc e dell’Api. Incontri rigorosamente separati che evidenziano come l’ipotesi di creare una cabina di regia riscuota pochi consensi. Nel corso dei colloqui Monti illustrerà le prossime ‘mossè, la cosiddetta fase due. Negli obiettivi del governo ci sono le liberalizzazioni »siamo pronti ad azioni coraggiose« ha promesso lo stesso Professore così come la riforma del mercato del lavoro. Votando la manovra »abbiamo scelto il male minore« ammette Silvio Berlusconi pronto a ribadire il »sostegno compatto del Pdl« all’attuale esecutivo. Un appoggio però che, ribadisce l’ex premier dopo l’exploit di ieri con i suoi parlamentari, non deve essere confuso con una delega in bianco: »Abbiamo detto in maniera chiara a Monti che siccome siamo il principale partito i provvedimenti devono essere discussi prima con noi«, mette ancora una volta in chiaro. Le parole del presidente del Consiglio non piacciono alla Lega Nord. Roberto Calderoli mostra il pollice verso in segno di disapprovazione mentre il resto dei senatori del Carroccio grida ‘libertà, liberta». Va all’attacco anche il Senatur: «Il governo – dice Bossi – mette »troppe tasse e soprattutto non sa come creare posti di lavoro«.

    BERLUSCONI: “SCELTO IL MALE MINORE” «Abbiamo accettato di votare questo decreto su cui non eravamo d’accordo in alcune parti e l’abbiamo fatto scegliendo il male minore». Lo ha affermato Silvio Berlusconi in tribunale a Milano commentando la fiducia in Senato sulla manovra del governo Monti. Berlusconi, rispondendo ad una domanda di un cronista, ha spiegato di non aver «mai usato» l’espressione ‘staccare la spina’ riferita al governo. «Noi abbiamo convenuto di sostenere questo governo – ha chiarito l’ex premier – che oggi ha ottenuto la fiducia con un voto compatto dei senatori del Pdl». Il Pdl, ha proseguito Berlusconi, «ha accettato di votare questo decreto su cui non eravamo d’accordo in alcune parti, l’abbiamo fatto scegliendo il male minore». Berlusconi, infine, ha anche affermato che il Pdl per quanto riguarda la manovra approvata oggi «ha garantito compattezza».

    LEGHISTI IN AULA: “LIBERTÀ! LIBERTÀ!” «Libertà, libertà!», gridano in Aula i senatori leghisti. La manovra «affonderà» l’Italia, tuona da Bolzano Umberto Bossi. Eccola la Lega di lotta. Da un lato i parlamentari, che drammatizzano i toni e si beccano censure e sospensioni. Dall’altro il Senatur, che in un’escalation di attacchi, oggi arriva ad accusare l’amico ed ex alleato Silvio Berlusconi di comportarsi da «pecorella» verso quell’esecutivo di tecnici che, scommette Bossi, «non arriverà al 2013». Ma Mario Monti non si lascia intimorire e lancia la sua sfida: mancherà pure la collaborazione della Lega, dice, ma «il governo ha ben presente le istanze» del Nord. Nel giorno in cui la manovra ottiene il via libera definitivo, il leader della Lega conferma la bocciatura senza appello del suo partito: il decreto ‘Salva Italià, sostiene, mette «troppe tasse e non crea posti di lavoro», perciò «affonderà» il Paese. Lo hanno detto ieri in Aula i senatori, esibendo uno striscione con la scritta «governo ladro» e perciò in 15, incluso il capogruppo Federico Bricolo, e oggi dal presidente Renato Schifani ricevono un provvedimento formale di censura. Lo hanno detto anche i deputati la settimana scorsa, occupando i banchi del governo in Aula alla Camera. E sono stati puniti da Gianfranco Fini con una sospensione e una censura. Ma la Lega non recede. E Bossi scommette: con misure come questa, il governo Monti «non penso possa arrivare al 2013. Neppure con il presidente della Repubblica come alleato ce la può fare». E dunque nell’attesa delle attese elezioni anticipate, il Carroccio resta opposizione, senza troppo dispiacere. «Ci stiamo divertendo», ammette il Senatur. Mentre a Palazzo Madama i suoi parlamentari accompagnano il via libera alla manovra con urla e «buuu», a coprire gli applausi della maggioranza. E Roberto Calderoli mostra il pollice verso. «Voglio assicurare che il governo ha ben presente le istanze» del territorio del Nord «al di là della scarsa cooperazione collaborativa» di chi li rappresenta a Roma, è la risposta del premier Monti, pronunciata con lo sguardo rivolto verso i banchi del Carroccio. Ma per tutta risposta il capogruppo Bricolo celebra la Serenissima (in contrapposizione all’Italia unita) e afferma: «Può accadere di tutto, anche che i popoli del Nord si riprendano la loro libertà». «Libertà, libertà!», ripetono i senatori padani, mentre dal Pd gridano di rimando: «Siete stati al governo, servi per otto anni!». Oggi, però, è un’altra storia. Se è vero che Bossi continua a prendere le distanze dal suo alleato Berlusconi e a criticare la sua scelta di sostenere Monti: «Mi sembra che abbia troppa paura – dice l’ex ministro delle Riforme – Sta lì buono come una pecorella». Ma il Cavaliere sembra non prenderla male. Spiega che la Lega all’opposizione «si diverte molto» e ridendo definisce «simpatici» certi atteggiamenti in Parlamento. Alle provocazioni del Carroccio Berlusconi non oppone strappi. Perchè, come va ripetendo, l’alleanza Pdl-Lega è cruciale anche alle prossime elezioni: «Sarebbe puro masochismo non arrivare a una alleanza nel centrodestra – dichiara – Ragioneremo insieme».
     
    LA MANOVRA Pensioni e fisco sono i due pilastri su cui si regge l’architettura della manovra del governo, che grazie ai risparmi e alle nuove entrate, anche a carico degli Enti Locali, garantiranno il pareggio di bilancio nel 2013 ed anche delle risorse per il terzo pilastro, vale a dire alcune misure per la crescita che dovrebbero contrastare il calo del Pil. Una manovra complessiva, dopo le modifiche della Camera, di 34,9 miliardi nel 2014, di cui 21,4 di correzione dei conti. Domani il Senato voterà la manovra, su cui il governo ha posto la fiducia, e il decreto sarà definitivamente legge.
    – PENSIONI: È la grande voce di risparmio, 20 miliardi a regime nel 2018, con l’introduzione del metodo contributivo per tutti. In più viene accelerata l’equiparazione dell’eta della pensione delle donne a quella degli uomini: dal 2018 sarà di 66 anni. Stretta sulle pensioni di anzianità: ci vogliono almeno 42 anni di contributi, e a regime chi lascerà prima perderà il 2% del trattamento ogni anno. Cresceranno i contributi per gli autonomi, che arriveranno al 25% nel 2018, per garantire loro un assegno più pesante. Per le pensioni d’oro maxi-prelievo del 15% oltre i 200.000 euro. Per far cassa nei prossimi due anni viene bloccata l’indicizzazione delle pensioni oltre la soglia dei 1.400 euro, cioè tre volte la minima.
    – FISCO: in questo grande capitolo, la voce di maggior impatto è l’anticipo di due anni, cioè dal 2012, dell’IMU, la vecchia Ici anche sulla prima casa. In più ci sarà una rivalutazione monetaria delle rendite catastale che renderà più pesante questo tributo per tutti gli immobili. Ci sarà una esenzione di 200 euro per tutti, che aumenta di 50 euro per ogni figlio, fino a un massimo di 400. Vengono anche tassate le auto di grossa cilindrata, le barche e gli aerei privati, con una imposta che calerà nel tempo e sarà compensata dall’incremento delle accise sulle sigarette fai da te. Per quanto riguarda i CAPITALI SCUDATI (182 miliardi) sono soggetti ad un’imposta di bollo speciale del 10 per mille negli anni 2012 e 13,5 per mille nel 2013, l’aliquota ordinaria è al 4 per mille. Il Fisco avrà un anno in più, fino al 31 dicembre 2013, per le attività di accertamento legate al recupero delle somme non riscosse con i condoni e le sanatorie previsti dalla legge finanziaria 2003. Una piccola patrimoniale sarà l’ IMPOSTA DI BOLLO su tutti i depositi titoli (es. Fondi di investimento o polizze vita) e non più solo sui conti correnti. I depositi bancari con meno di 5.000 euro non pagheranno più il bollo annuale di 34 euro; quelli delle società saliranno a 100 euro.
    – EQUITALIA: I beni espropriati da Equitalia ai debitori verso il Fisco, non saranno più messi all’asta dall’Agenzia ma saranno venduti dal contribuente. Il debitore venderà il bene pignorato o ipotecato e consegnerà l’intera somma ad Equitalia, che restituirà al contribuente la somma che eccede il debito. Inoltre le aziende in difficoltà a causa della crisi che sono in ritardo nel pagamento delle cartelle ad potranno ottenere una ulteriore proroga di 72 mesi. Infine slitta di un anno (a fine 2012) l’uscita di Equitalia dalla riscossione dei Comuni.
    – TAGLI A POLITICA E P.A.: Le Camere, con proprie delibere passeranno al metodo contributivo per le pensioni e taglieranno gli stipendi dei parlamentari. Le PROVINCE diverranno enti di secondo livello, ma solo alla loro scadenza naturale. Anche gli stipendi dei consiglieri circoscrizionali saranno sì aboliti ma solo dalla prossima consiliatura. Arriva un tetto agli stipendi dei manager delle società pubbliche non quotate e per quelli della pubblica amministrazione. Per questi ultimi però è possibile una deroga con un Dpcm. Nuovi tagli a comuni e Regioni: queste potranno aumentare l’addizionale Irpef dallo 0,9 all’1,23%
    – SVILUPPO: Le imprese potranno scaricare dall’Ires l’Irap sul costo del lavoro. In più c’è uno sconto Irap per le assunzioni a tempo indeterminato di donne e giovani under 30. Per favorire la ricapitalizzazione arriva l’Ace, cioè un regime fiscale favorevole ai capitali reinvestiti in azienda.
    – LIBERALIZZAZIONI: alla Camera sono saltate quelle sui farmaci di fascia C e quella dei taxi. Arriva una Authority per i trasporti dai quali però sono rimaste escluse le autostrade e le strade.
    – LOTTA A EVASIONE: Scende da 2.500 a 1.000 la soglia dei pagamenti in contante. Anche la P.A. pagherà cash solo le somme sotto questa soglia, comprese le pensioni. La commissione massima dovuta dai negozi alle banche per i pagamenti con carte di credito non potrà essere superiore all’1,5%. Mentire al fisco diventa un reato, tranne che per chi ‘sbaglià (errori in dichiarazione). Le banche dovranno comunicare all’anagrafe tributaria periodicamente i movimenti dei conti correnti. Le aziende che avranno rapporti on line con l’Agenzia delle entrate riceveranno un occhio di riguardo. 

     

    fonte:leggo

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