Salernitana arresato Casale che voleva acquistare il club e condanna per l´uso del nome della squadra

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Salerno Giornata horribilis per la Salernitana e per Antonio Lombardi. È successo tutto nel giro di poche ore: tra le 12.30 e le 15. Prima la notizia dell’arresto, a Milano, di Vittorio Casale, l’immobiliarista emiliano con il quale pare che da mesi fosse in corso un discorso per la cessione del club; poi, nel pomeriggio, la sentenza di primo grado della sezione marchi e brevetti del Tribunale di Napoli che ha condannato la Salernitana Calcio 1919 ad un risarcimento di tre milioni e mezzo di euro nei confronti della curatela fallimentare della Salernitana Sport. Sentenza che la Salernitana impugnerà chiedendo la sospensione degli effetti altrimenti immediatamente esecutivi. Si è trattato di un «uno-due» terrificante. La vicenda giudiziaria che ha colpito Vittorio Casale, arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta, rappresenta una dura mazzata soprattutto per l’entourage di Lombardi che, tra smentite di rito (pubbliche) ed ammissioni (private), da tempo flirtava con l’immobiliarista prospettando un passaggio di quote anche attraverso interposte persone. Diritto al cuore di Lombardi è, invece, arrivato il disposto del Tribunale di Napoli che con sentenza numero 6559 dello scorso 18 aprile ha sancito un’illecita attività posta in essere dalla Salernitana Calcio 1919 in ordine all’utilizzo della denominazione Salernitana Calcio, del marchio Salernitana 1919, del colore sociale granata, e dei relativi segni distintivi e stemmi che, secondo quanto disposto dalla sezione “marchi e brevetti”appartengono alla Salernitana Sport messa in liquidazione ed ora in fallimento. A margine di un procedimento intentato da Aniello Aliberti all’indomani della cancellazione della Salernitana Sport dalla mappa del calcio professionistico nel 2005 e alla successiva assegnazione— attraverso il sistema del Lodo Petrucci — del titolo di C1 alla società creata ad hoc da Antonio Lombardi e dai costruttori dell’Ance. Il Tribunale di Napoli ha ritenuto illecito l’utilizzo di quegli strumenti da parte del club. Nell’inibire la Salernitana Calcio 1919 da un ulteriore uso, il Tribunale ha condannato l’attuale società granata al pagamento, a titolo di risarcimento del danno, nei confronti della società che fu di Aliberti e del fallimento, di una somma di tre milioni e 524mila euro oltre agli interessi legali maturati. Marcello Festa

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