Giappone, Fukushima, nuova consistente perdita acqua radioattiva

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    «Le sfere di combustibile si sono probabilmente fuse e sono cadute», ha spiegato tre giorni fa in una conferenza stampa Junichi Matsumoto, general manager dell’impianto nucleare di Fukushima, «e nel processo possono aver danneggiato la vasca di contenimento e creato un buco. Dev’esserci una perdita importante». Il tecnico giapponese ha annunciato il fatto con la stessa serafica calma di quando si annuncia un temporale, peccato che la pioggia che forse cadrà sarà possibile pioggia acida, anzi radioattiva.

    La Tepco, Tokyo Electric Power Co., il gestore dell’impianto di Fukushima, nei giorni scorsi ha infatti annunciato una nuova consistente perdita di acqua radioattiva dal reattore n. 1, che potrebbe essersi parzialmente fuso dopo essere rimasto esposto senza refrigerazione per la mancanza di acqua. I tecnici della Tepco hanno scoperto che il livello dell’acqua nella vasca pressurizzata che contiene le barre di uranio è calato di almeno cinque metri sotto il livello previsto per coprire le barre in condizioni normali. «Tuttavia», hanno spiegato, «la temperatura relativamente bassa del contenitore esterno farebbe pensare che il materiale combustibile sia scivolato sul fondo e continui quindi ad essere raffreddato dal liquido rimanente».

    L’uso del condizionale è il chiaro sintomo che i responsabili dell’impianto, tutti quelli che stanno operando per ripristinare la sicurezza nell’area, e persino forse i responsabili del governo giapponese, continuano a non sapere esattamente cosa sia successo e cosa «probabilmente» stia succedendo. O, peggio, lo sanno perfettamente e l’intenzione è quella di rassicurare la popolazione giapponese e il mondo intero con frasi dai toni narcotici. In realtà, l’allarme in tutto il mondo è ben più forte di quello che volutamente stanno diffondendo in Giappone, e questo lascia solo tanta tristezza per le centinaia di migliaia di sfollati che sono direttamente interessati dai gravi pericoli cui la loro salute (forse le loro stesse vite) è sottoposta.

    Intanto, è notizia di ieri, è morto un tecnico di sessant’anni. Si è accasciato a terra un’ora dopo l’inizio del turno: «come ogni mattina nelle ultime settimane», raccontano le cronache, «aveva iniziato il suo turno nella centrale di Fukushima alle 6.00 in punto, bardato di maschera, tuta protettiva, guanti e stivali contro le radiazioni. Dopo appena un’ora di lavoro, mentre trasportava alcuni attrezzi in un locale dell’impianto, colto da un improvviso malore si è accasciato a terra ed è svenuto». Trasferito d’urgenza all’ospedale di Iwaki, lo sconosciuto “liquidatore” della Tepco (non si conosce, infatti il nome) è deceduto senza aver ripreso conoscenza. Ignote le cause del decesso.

    Greenpeace lancia l’allarme per le alghe radioattive. I risultati delle analisi condotte nei giorni scorsi dalla Rainbow Warrior e da un team terrestre, hanno portato l’associazione a rivelare che i campioni di alghe prelevati nell’area di Fukushima sono altamente contaminati. Per l’ufficio giapponese in questo momento è fondamentale poter fornire alla popolazione dati indipendenti sul rischio da radiazione. «Il Governo sta diffondendo ben poche informazioni e non ha ancora iniziato un monitoraggio preciso della contaminazione degli organismi in mare».
    «In Giappone», dice Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, «sono tutti molto preoccupati perché il pesce è centrale nella loro dieta, ma a essere preoccupate sono soprattutto le popolazioni costiere la cui economia si basa proprio sul mare. Tra poco inizierà la stagione della raccolta delle alghe e ancora nessuno sa cosa succederà. Per non parlare dei pescatori, che in questi giorni quasi non escono in mare in attesa di sapere cosa devono fare.

    Per l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), entro due anni l’acqua radioattiva sversata dalla centrale di Fukushima potrebbe raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti d’America. In base ad analisi provenienti dal Giappone e da altre fonti, l’acqua contaminata potrebbe espandersi in tutto l’Oceano Pacifico, attraverso la corrente di Kuroshio, e raggiungere la costa nord-americana già entro l’anno prossimo. Nei prossimi due o tre anni secondo l’AIEA tracce di cesio 134 e 137 potrebbero essere ritrovate lungo tutte le coste del Pacifico.

    Dal governo giapponese, che ha deciso di abbattere tutti i capi di bestiame presenti nel raggio di venti chilometri dall’impianto nucleare, arriva, invece, l’ok definitivo per il sostegno al gestore dell’impianto: la Tokyo Energy Power Co., ha in programma la costruzione di un sarcofago per coprire l’edificio che contiene i reattori gravemente danneggiati all’impianto n.1, come hanno annunciato gli stessi funzionari della società due giorni fa. Sarà destinato a prevenire la diffusione di materiale radioattivo dai reattori che hanno subito danni a causa delle esplosioni di idrogeno subito dopo il terremoto e lo tsunami verificatisi l’11 marzo in Giappone. Il lavoro iniziale per eliminare i detriti e creare un percorso per le gru è stato fatto il 13 maggio. I vertici della Tepco hanno detto che «sperano» di iniziare la costruzione effettiva nel mese di giugno e completare il tetto.

    AGGIORNAMENTO ULTIM’ORA- La Rete nazionale antinucleare (Rna) sottolinea la notizia della registrazione di una forte contaminazione da plutonio nei campi di riso a 50 km di Fukushima. Secondo il Japan Business Press, una ditta di “processing” di cibo che ha organizzato il suo proprio test privato e che ha scoperto questi tassi alti di radioattività al plutonio nei campi di riso. Questi tassi non hanno niente a che vedere con quelli pubblicati dal governo, secondo questa ditta.
    (condensato da okeinotizie.it)

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