Capri. ABUSO EDILIZIO NELLA VILLA DI ANACAPRI, IL “RICOSTRUTTORE” MONTEZEMOLO A PROCESSO

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 Capri.  Sul sito dell’associazione Italia Futura il suo ultimo intervento è intitolato “Uno sforzo corale di ricostruzione”. Dalla parola d’ordine all’esempio. Per i lavori di ristrutturazione della sua villa di Anacapri, Luca Cordero di Montezemolo ha incassato un rinvio a giudizio per abuso edilizio, deturpamento di bellezze naturali e falso, in concorso con altri tre imputati. La prima udienza si terrà il 18 aprile 2011, davanti al giudice unico della sezione distaccata di Capri del Tribunale di Napoli. I legali dell’ex presidente della Fiat e della Confindustria confermano la notizia e precisano: “Si tratta di una contestazione su una violazione urbanistica sull’utilizzazione di un garage in cui Montezemolo è coinvolto in quanto utilizzatore e non compe proprietario”. Utilizzatore finale? Secondo la procura di Napoli l’imprenditore è formalmente affittuario della villa, ma anche principale azionista della società proprietaria. E per questo viene rinviato a giudizio. È una storia fastidiosa per Montezemolo, proprio mentre è alle prese con la “discesa in campo” in politica. L’inchiesta a carico del presidente della Ferrari e dell’associazione “Italia Futura” svela dettagli imbarazzanti. Due i filoni delle indagini condotte dal commissariato di Polizia di Capri e coordinate dal pubblico ministero Milena Cortigiano, con la supervisione del capo del pool ambiente della Procura di Napoli, Aldo De Chiara. Il primo filone ha riguardato le irregolarità urbanistiche ed edilizie compiute in Villa Caprile, la dimora estiva di Montezemolo. Si tratta di una residenza in un’area ultra vincolata, realizzata negli anni Cinquanta dall’ingegnere Roberto Adinolfi in puro stile caprese, e acquistata nel 2002 dalla Finanziaria Sviluppo Holding (Fisvi), una srl quasi per intero di proprietà di Montezemolo, e presieduta da Francesco Saverio Grazioli (anch’egli imputato). Il secondo filone ipotizza la connivenza di tre vigili urbani, di un geometra dell’ufficio tecnico comunale e dell’ex sindaco di Anacapri, Mario Staiano, raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini per reati che vanno dal favoreggiamento all’omessa denuncia, dall’omissione d’atti d’ufficio al falso ideologico, perché coinvolti a vario titolo, secondo la procura, in una storia di ispezioni non compiute o “ammorbidite”, relazioni truccate per non danneggiare l’illustre ospite dell’isola azzurra, persino un’informativa di reato che invece di essere spedita in Procura risulta rimasta stranamente chiusa in un cassetto. Staiano risponde di favoreggiamento perché “avrebbe suggerito” di non segnalare gli abusi in atto e di “trovare un modo amichevole” per chiudere la vicenda. Dopo mesi di lavoro investigativo, dopo aver indagato l’attuale sindaco Francesco Cerrotta (che non compare nell’avviso concluse indagini e potrebbe essere archiviato), e dopo aver messo alle strette il geometra comunale Gennaro D’Auria, colpito dalla misura cautelare della sospensione dall’incarico per due mesi, i rami di indagine sono rimasti processualmente indipendenti. I magistrati si sono chiesti per quale ragione pezzi importanti di amministrazione ignorassero i presunti abusi di Montezemolo, e hanno provato a indagare su un accordo corruttivo. Concentrandosi anche sulla Panda che l’ex presidente della Fiat nel 2007 ha regalato al comando dei caschi bianchi, più o meno nel periodo in cui i lavori edilizi a Villa Caprile si intensificavano. Ma gli avvocati di Montezemolo hanno dimostrato che quel dono faceva parte di una campagna di promozione della casa automobilistica. Altri comuni hanno ricevuto vetture Fiat e la Procura, convinta che non c’è stata corruzione, ha separato i fascicoli. A carico dei vigili, del geometra e dell’ex sindaco potrebbe arrivare una richiesta di rinvio a giudizio per il giudice dell’udienza preliminare (Gup). Per Montezemolo, Grazioli e i tecnici che hanno curato le pratiche edilizie, attestando circostanze difformi da quanto poi accertato dalle indagini, il processo è stato disposto con un decreto di citazione diretta. La residenza, ormai ribattezzata a Capri ‘Villa Montezemolo’, forse iniziava ad andare un po’ stretta alle esigenze del manager, se è vero quanto sostenuto dall’accusa: un rudere e un vecchio garage di 70 metri quadrati sono stati recuperati ad uso abitativo senza autorizzazione, mentre la cucina è stata ampliata nel sottoscala, un portico è stato chiuso, e altri interventi minori sono stati compiuti. Probabilmente i presunti abusi sarebbero rimasti sconosciuti ai più se un consigliere regionale Pdl, Pietro Diodato, non avesse redatto nel marzo 2009 un’interrogazione all’allora governatore della Campania Antonio Bassolino: “L’amministrazione comunale di Anacapri dimostra, per ciò che riguarda gli ampliamenti infiniti di cui è oggetto la villa, di essere servile verso i potenti di turno ed arrogante coi propri amministrati”, scriveva Diodato. Il giudice dovrà stabilire se le cose sono andate davvero così.

 

(da IL FATTO QUOTIDIANO)

scelto da Michele Pappacoda

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