Aldo Falivena e la fortezza Bastiani

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Il giornalista ha presentato assieme a Giuseppe Grattacaso i due volumi riediti dalla galleria Il Catalogo per celebrare il centenario della nascita di Alfonso Gatto

 Sabato sera è stato celebrato tra le mura della galleria Il Catalogo il centenario della nascita di Alfonso Gatto. Tanti gli amici accalcatisi per rincontrarsi e riabbracciare Aldo Falivena, Giuseppe Grattacaso e Lelio Schiavone, in occasione della presentazione dei due volumi riediti in questo anniversario “Le ore piccole” e “Il Catalogo è questo”, gli ultimi scritti di critica letteraria e artistica del “nostro” poeta. Forse, sbaglio ad aggiungere quell’aggettivo possessivo ad Alfonso Gatto, poiché con questa pubblicazione, un cofanetto in edizione anastatica completato da un saggio introduttivo redatto da Giuseppe Grattacaso, “La città lontano”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, stampato, in sole 500 copie, con il contributo del Credito Salernitano e del Comitato “Per Gatto”, e inviate nei luoghi di cultura di tutt’Italia, si è voluto liberare il poeta da un provincialismo che lo attanaglia dalla sua morte. “Gatto è un poeta europeo – ha dichiarato Lelio Schiavone – e con questa operazione mi sembra siamo riusciti a celebrarlo degnamente”. Poche sedie al centro della galleria che espone opere di Guido Peyron, artista caro a Gatto, e tra il pubblico Alfonso e Pasquale Andria, l’Avv.Arturo De Felice, il Prof. Francesco De Piscopo, Enrico Marano, Bruno Fontana, Paola Gatto, i nipoti, Maria Teresa Perrotta Gatto, Minnie Ravera, Anna Ferrucci, Roberto Visconti, Maria Teresa Messina, che si è rivelata quale l’ “autista” salernitana del poeta, dal quale aveva la confidenza del post-conferenza, il ricordo dell’amore adolescenziale con la cuginetta Pupetta e “Le ore piccole” che giungevano giocando a “Se fossi……”.  Alfonso Gatto è un poeta e uno scrittore che ha sempre cercato di collegare la sua continua ricerca di stile per una poesia nuova all’appassionato impegno democratico per il rinnovamento della società civile. Questo l’assunto del pregnante e acuto intervento di Giuseppe Grattacaso che ci ha fatto scoprire, attraverso citazioni dai due volumetti, i mille volti di Alfonso Gatto, latore di una poesia civile, che sceglie di guardare all’altro, cosa che spesso non conviene. E ancora, c’è il Gatto giornalista, quello del giro d’Italia che va oltre la cronaca sportiva e la cui sensibilità fa rivivere i paesaggi, li porta nelle case di chi può solo immaginare, attraverso un’alfabetizzazione degli occhi. Infine, il Gatto artista, il Gatto critico d’arte, affermare un’immagine vale dunque a far riaffiorare ogni volta l’insieme memoriale del mondo, di sensazioni, ad accostare l’essenza materiata della Natura: “inventando la meraviglia” come le bottiglie di Giorgio Morandi. Aldo Falivena , dopo la citazione della lettera al sindaco di Salerno Alfonso Menna, nel 1963, da parte dei suoi amici di sempre, Lelio, Bruno, Enrico….l’incontro da poeta con la sua Città, la fondazione della galleria, che porta il nome da lui stesso scelto e lì le sue ragioni estetiche, uno spazio dove cui operare e operare per la sua città, il ricordo affettuoso dell’amico che lo introdusse negli ambienti culturali di Milano e di Roma, il macigno: ma le nuove generazioni saranno ancora in grado di leggere la poesia, di godere di un segno pittorico? L’invito, allora, a Lelio ad invitare le scolaresche, in questa novella fortezza Bastiani, di buzzatiana memoria, ma il veto assoluto a farvi entrare i nuovi tartari. Certamente il Catalogo non è la fortezza Bastiani, né Lelio il suo tenente Drogo: l’arte non potrà mai essere routine, se tale, né innalzare barriere, neanche contro i nuovi barbari e il loro consumistico dis-vivere, i quali potrebbero essere “convertiti”, venendo a contatto con quel patrimonio di sentimenti e valori che trasmettono le mura stesse della galleria, unitamente a quella sua particolare educazione all’Amore. “ Il poeta è un uomo mortale che vive con tutta la sua morte e con tutta la sua vita, nel tempo, e in sé si consuma e si sveglia, negli altri si popola e si chiama, e nulla possiede che non abbia già amato o perduto”. Questo scriveva Gatto in una poesia della vita che evoca la morte per antinomia naturale ma “ negli altri si popola e si chiama”. La poesia segno e sogno di lontananza in quello sguardo. La lingua diviene amore. Una frase infinita. Se, si è detto, la scrittura nuda  per Gatto non era altro che la voce di un congedo, il ritrovarsi al Catalogo è il colore di un affetto e di un legame “ un vago accordo di memorie in sordina”, “ sottovoce”, tutti, “ soli nella veglia di un racconto sospeso ora uniti in un ricordo che un nulla ci divise”.

Olga Chieffi

 

 

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