GLI SCANDALI FINANZIARI E POLITICI DELLA CHIESA

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    Monsignor Dardozzi è stato una delle figure più importanti nella gestione delle finanze della Chiesa,dal 1974 alla fine degli anni novanta.
    E’ stato uno stretto collaboratore del pontefice sulle delicate trame della Santa Sede.Mai una dichiarazione,un’intervista,una fotografia,il suo immenso archivio che ricostruisce dall’interno le vicende finanziarie più tormentate della Romana Chiesa non era noto a nessuno,solo dopo la sua morte e per sua espressa volontà l’archivio è stato reso pubblico.

    Ma chi era Dardozzi?nato a Parma nel 1922 arriva tardi al sacerdozio,a cinquantun anni scopre la vocazione e viene ordinato sacerdote,si presenta in Santa sede con un curriculum di prestigio.Laureato in matematica,ingegneria,filosofia,e teologia,parla correttamente cinque lingue.Conosce il segretario di stato Agostino Casaroli,nel 1974 inizia la collaborazione con la Santa Sede,gode di libero accesso ai segreti dello Ior.Casaroli lo introduce subito nell’affare Ambrosiano.
    Un altra figura importante è Paul Casimir Marcinkus,il segretario di Stato Giovanni Benelli,lo volle subito come suo collaboratore,un fatto curioso nel 1964 Paolo VI  in visita al centro di Roma stava per essere travolto dalla folla,ma Marcinkus con azione fulminia lo portò in salvo,e da allore divenne guardia del corpo..Diventa il responsabile dei viaggi del Papa in tutto il mondo.
    Ma adesso parliamo dell’alleanza con Sindona,bisogna sapere che lo stato italiano introduce la tassazione sui dividenti per la Santa Sede,dopo 25 anni con Giovanni leone Presidente era il 1968,cade cosi l’ultima resistenza e sulle casse vaticane pesa il pagamento di tutto il pregresso su investimenti per oltre un miliardo e 200 mila euro attuali.Pur di sfuggire alla tenaglia fiscale,Paolo VI affida il trasferimento all’estero delle partecipazioni a un sacerdote,e a un laico,un siciliano affidabile con solidi agganci negli USA,già conosciuto da Montini quando era Arcivescovo di Milano.Si chiama Michele Sindona.Porta i capitali della mafia.Il sacerdote che mastica finanza ed è amico negli USA si chiama Paul Marcinkus.E’ l’inizio della fine.
    Negli USA cominciano a crescere i primi sospetti per riciclaggio e traffico di stupefacenti,Sindona forte del mandato di Paolo VI per trasferire all’estero le
    le partecipazioni societarie della banca vaticana,con Marcinkus controlla la più massiccia esportazione di capitali mai avvenuta sino ai caveau della Swiss Bank,in società con la Santa Sede.

    Un altro protagonista è Calvi,è lo stesso Sindona a presentare Calvi a Marcinkus,siamo nel 1971,quando Paolo VI nomina Marcinkus presidente dello Ior.I tre riescono a manipolare gli andamenti della borsa di Milano con le società del Vaticano che finiscono a Calvi via Sindona.Nel frattempo,i debiti e le partecipazioni gonfiate finiscono nel comparto estero dell’Ambrosiano,la banca di Calvi.Ma il castello di sabbia è destinato a franare.Saltano le protezioni negli USA,COMPLICE IL watergate,in Italia il governo è talmente debole che la DC uscirà sconfitta alle elezioni amministrative del 1975.
    Il crac Sindona emerge nel 1974,due miliardi di dollari le perdite della Franklin,300 milioni quella della banca privata,Sindona evita l’arresto rifugiandosi all’estero.
    Paolo VI,protettore del trio Sidona-Marcinkus-Calvi muore il 6 Agosto del 1978,viene eletto il Patriarca di Venezia Albino Luciani,passano poche settimane e il giornalista Mini Pecorelli pubblica i centoventuno nomi affiliati alla massoneria.Tra questi Marcinkus,il suo segretario monsignore Donato de Bonis,il segetario di Stato Jean Villot,il ministro degli esteri Agostino Casaroli,il Cardinale Ugo Poletti,,vicario di Roma.Papa Luciani intende far pulizia e trasferire tutti,ma il 28 settembre  papa Luciani fu trovato morto nel suo letto,il referto arresto cardiaco?Il 16 Ottobre 1978 fu eletto Papa Karol Wojtyla,
    Giovanni Paolo II,Wojtyla assicura a Marcinkus la continuità sull’indirizzo finanziario e tutti rimangono ai loro posti.Ma  Sindona è disperato e organizza l’omicidio di Ambrosoli,ucciso da un Killer di cosa nostra.Nel marzo del 1981 scoppia lo scandalo della loggia P2 di Licio Gelli che porterà alla crisi del governo.
    Ma che cosa è lo Ior? è una banca che non eroga prestiti nè conta sportelli bancari nè emette assegni,ma tutto questo non corrisponde al vero,perchè lo sportello bancario esiste e si trova nel torrione Niccolò V.Per accedervi basta passare il controllo di frontiera delle guardie Svizzere,presentando una ricetta medica,e dire che si deve raggiungere la farmacia interna.Per aprire un conto bancario basta un pò di amicizia.Lo Jor non può essere perquisito.I telefoni non possono essere intercettati.I dipendenti nemmeno interrogati.Chi lavora in strutture della Santa sede non può essere sottoposto a giudizio nè arrestato in Italia.Cosi nel 1987,il presidente dello IOR Paul Marcinkus evito’ l’arresto.Ma adesso parliamo di de Bonis,nato nel 1930 madre napoletana,suo padre direttore di banca Spirito evangelico e professionismo manageriale,è il successore di Marcinkus,negli anni 90 De Bonis costruirà un sistema offshore per il riciclaggio di denaro entro le mura vaticane con conti criptati.
    LO Ior apre il primo conto n 001-3-14774-c primo deposito in cont anti 494.400.000 LIRE,de Bonis intesta il deposito alla Fondazione Cardinale Francis Spellman,fondazione inesistente,Parliamo anche di Andreotti ( tutte le persone che aprono un conto allo Ior viene chiesto di lasciare in busta chiusa le proprie volontà ereditarie.)queste sono quelle di Andreotti Giulio:Quanto risulterà alla  mia morte,a credito del conto  001-14774-C,sia messo a disposizione di Giulio Andreotti per opere di carità,si tratta di un conto segreto di Andreotti gestito da De Bonis?Sul conto Fondazione Spellman gestito dal prelato dello Ior e per conto di Andreotti affluisce una autentica valanga di denaro,miliardi di lire.Gli accrediti sul conto sono in crescendo fino a quando Tangentopoli non assume rilievo nazionale.

    Ecco I NOMI DI TUTTI I CONTI:

    Fondazione Cardinale Francis Spellman    conto n 001-3-14774-c

    Louis Augustus Jonas   Foundation       conto n 001-3-16764-G (si era pensato che ad operare era il presidente dell’Alitalia,ma in realtà era suo fratello Luigi,persona dell’entourage di Omissis.)

    Fondo San Serafino                       conto n 001-3-17178 (  carlo Sama presidente della fondazione nel 1992 porta un saldo di 1948 milioni)

    Fondo  Mamma Roma per la lotta leucemia  conto n 001-3-15924 unica firmA Roma 660 milioni di lire

    Roma Charity Fund                        conto n 051-3-10054 412,800.000 prelevati dal fondo Mamma Roma

    Fondo Madonna di lourdes                 conto n 051-3-02370 1,2 milioni di dollari aperto nel maggio 1987 da S.E.Vetrano deceduto nel 1990

    Tumedei Alina Casalis                    conto n 051-1-03972,051-6-04425,051-3-05620,Deriva dalla successione dei coniugi Tumedei

    Santa casa di loreto                     conto n 001-3-16899.saldo 2,8 miliardi di lire
                                             conto n 051-3-10840,saldo 2,8 miliardi di dollari( i due conti sono collegati )

    Fondo San Martino                        conto n 001-3-14577 ( RAPPORTO INIZIATO IL 7 mARZO 1987  a richiesta di Roma)

    suore ancelle della divina provvidenza   conti vari per un controvalore complessivo di lire 55,4 miliardi

          ENIMONT  LA MAXITANGENTE

    Siamo alla scalata di Raul Gardini alla Montedison con un investimento di 2 miliardi di dollari,riesce a chiudere anche una operazione finanziaria del secolo con l’Eni,creando una joint venture  tra pubblico e privato.
    A differenza di tutti gli altri scandali per corruzione,le buste e le valigette non passano di mano in mano.Ma ci sono bonifici bancari,somme pulite e riciclate con triangolazioni su conti schermo e società di copertura.Lo Ior di de Bonis scelta per pulire e far transitare gran parte delle somme e destinarli ai prestanome della prima Repubblica.La distribuzione comincia nell’autunno del 1990 con i primi 4,7 miliardi destinati all’ex segretario della DC
    Arnaldo Forlani e al cassiere del partito Severino Citaristi.
    I giudici non sono mai riusciti nei vari processi a ricostruire il percorso di questa maxitangenti,solo oggi anno 2009 si è riuscito a capire con chiarezze grazie all’archivio di Dardozzi.

    Ormai L’Italia è un paese confuso nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica.Tra il 92 e il 93 la classe politica è debole,causa Tangentopoli,la disintegrazione dei partiti tradizionali,gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino,l’ndebolimento di Andreotti inquisito per mafia e per l’omicidio di Mino Pecorelli.
    Il processo Enimont si concluderà nell’Ottobre 1995 con condanne per Bettino Craxi,Renato Altissimo,Umberto Bossi,Arnaldo Forlani.

                           I PARTE
                                            Michele De Lucia

    Vaticano S.p.A.” (Chiarelettere, pp.280, € 15), è un libro destinato a rimanere a lungo nella mente dei suoi lettori. Attraverso un incredibile numero di pagine appartenenti all’archivio di Renato Dardozzi, un monsignore per anni a contatto e all’interno delle più segrete stanze vaticane, il giornalista Gianluigi Nuzzi ricostruisce capillarmente le vicende dell’Istituto Opere Religiose, lo Ior, laddove gran parte della nostra memoria storica lo aveva lasciato, vale a dire nell’epoca dominata dalla discussa ed equivoca figura di Paul Marcinkus. Al centro della ricerca di Nuzzi c’è dunque l’ultimo decennio del secolo scorso, che in Italia vuol dire soprattutto Tangentopoli, e ciò che ne è conseguito: il crollo di un sistema politico fondato sulla pratica della tangente, i suoi sotterfugi, le varie implicazioni con referenti e attività mafiose. Riemergono così vecchi eppur nuovi fantasmi, come Giulio Andreotti, e nuovi interrogativi, che cercano di individuare quanto sia accaduto nel recente passato grazie al supporto di una documentazione mai consultata prima, ora a disposizione di chiunque voglia saperne di più. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore.

    Allora Nuzzi, partiamo dall’inizio, dal recupero della documentazione contenuta nell’Archivio Dardozzi. Come è riuscito ad arrivare a queste carte?
    Bisogna tornare all’ottobre-novembre del 2007, quando alla redazione di Panorama, settimanale per cui già scrivevo, si fa avanti una persona che voleva far vedere questa documentazione. Una persona molto riservata e diffidente, che nei primi mesi del 2008 decide di farmi avere accesso ad alcuni documenti che costituivano questo archivio. Il desiderio di questa persona di rendere pubblico il materiale si contrapponeva al timore di consegnarlo nelle mani sbagliate, dedite a quello che potremmo definire un “anticlericalismo militante”, mentre l’intenzione era quella di ricostruire con realtà e trasparenza questo archivio e interfacciarlo con le realtà giudiziarie, oltre che vaticane, dall’Ambrosiano a oggi.

    E come mai proprio adesso?
    Monsignor Dardozzi scompare nel 2003, e le persone incaricate di conservare il suo archivio, a lui molto vicine, inizialmente hanno una resistenza naturale. Teniamo presente che stiamo parlando di persone molto semplici, che devono decidere se rispettare le volontà di Dardozzi di rendere pubblica la sua documentazione, o se buttarla in fondo a un lago. Ne è nato un rapporto di reciproca conoscenza e fiducia, che mi permette nell’estate dello scorso anno di acquisire l’archivio. Un materiale mai venuto fuori, a dir poco delicato, che faccio spostare in sicurezza; dopodiché si procede al riordino dello stesso. E ci tengo a sottolineare con particolare soddisfazione che ora questo materiale è un patrimonio comune,
    consultabile gratuitamente sul blog di “Chiarelettere”, per chiunque volesse confrontare le informazioni contenute nel mio libro con le fonti da me utilizzate.

    Nella ricostruzione del suo libro si ripercorre anche il periodo di Tangentopoli, e il nucleo centrale viene dedicato a quella che viene definita “la madre di tutte le tangenti”, quella Enimont, di cui lei ripercorre tutti i passaggi bancari, aggiungendo elementi di novità di non poco conto…
    Sì, la questione Enimont è rilevante nel libro, e riscrive parte del “maxiprocesso”, il processo-simbolo di Tangentopoli. Si tratta di un discorso più ampio, di uno snodo delle attività frenetiche dello “Ior parallelo”, come titolo uno dei capitoli: l’espressione più nitida dell’attività delle banche del papa dal dopo Marcinkus al biennio ’93-’94, che testimonia movimenti occulti, un sistema immune da condizionamenti e da critica. La personalità dominante risulta essere quella di Donato de Bonis, messo alla guida effettiva della banca religiosa dalle più alte presenze vaticane. Una ricostruzione secondo me importante, dato che per molti di noi la memoria di questi fatti si interrompe con l’ascesa e la caduta di Marcinkus. “Vaticano S.p.A.” racconta il “dopo”, che per certi versi è anche peggio del “prima”. Assistiamo infatti all’appropriazione indebita di capitali, attraverso atteggiamenti più aggressivi e spregiudicati rispetto alle ingegnerie finanziarie illegittime dei due decenni precedenti. In pratica de Bonis adegua il sistema Marcinkus ai desiderata degli anni ’90, come in un certo senso confermano le interviste da me realizzate durante la ricerca per la pubblicazione del libro con Francesco Greco e Gherardo Colombo, allora magistrati del pool di “Mani pulite”, che a distanza di anni si sono accorti come siano stati un po’ presi in giro, all’epoca, nel corso della loro inchiesta. D’altra parte non potevano fare molto di più, visto che garanzie, tutele e immunità lasciavano ben poco spazio di indagine. Lo Ior non contempla alcuna norma che invece ordina le attività bancarie, anche a livello europeo. E quando tramonta l’era di Marcinkus, che morirà impunito, sarà proprio de Bonis a prendere il suo posto, dopo anni di lavoro al suo servizio.

    Un altro capitolo di assoluto rilievo è quello riguardante il conto “Fondazione Spellman”, dove spunta anche il nome di Giulio Andreotti. Che idea si è fatta del ruolo dello storico esponente democristiano nelle vicende da lei analizzate?
    La firma di Giulio Andreotti si ritrova nei pagamenti di congressi, in quelli dell’avvocato Ascari, (che difenderà Andreotti nel processo di mafia che seguirà), per soldi dati a Citaristi (all’epoca cassiere della Dc), a diplomatici, a personaggi vicini al mondo cattolico. Stiamo parlando di quantità di denaro enormi, e in contanti. C’è poi una particolarità rispetto al nome scelto per questo conto.

    Quale?
    “Fondazione Spellman” deriva da Francis Spellman, cardinale statunitense che negli anni del dopoguerra, da New York, ebbe un ruolo-chiave per la gestione dei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Italia democristiana disegnata dopo la fine del secondo conflitto mondiale, in piena guerra fredda, voluti soprattutto per evitare dei passi in avanti nel contesto politico e sociale nazionale da parte del Pci. Spellman era una figura di totale garanzia per i governi italiani di quel periodo, si ipotizza fosse addirittura il veicolo per far arrivare i soldi della Cia alla Democrazia cristiana a partire dagli anni ’50. Un nome, quello della “Fondazione Spellman”, citato una sola volta da un collaboratore di Sindona nel corso di un processo, all’incirca con queste parole: “Noi eravamo vicini alla Dc, e abbiamo dato soldi alla Fondazione Spellman”. Teniamo presente che stiamo parlando di un conto corrente dello Ior aperto negli anni che vanno dal 1987 al 1989. Nelle sue carte Dardozzi si chiede il perché di certi movimenti su questo conto, e scopre la firma di Giulio Andreotti. Questo è importante perché quando ci si accorge che è dentro la Spellman, in Vaticano cominciano a nascere problemi, a preoccuparsi. Siamo nella primavera del ’92, momento in cui Andreotti è candidato al Quirinale; poi arrivano le stragi di Palermo, le morti di Falcone e Borsellino, e il Capo dello Stato sarà Scalfaro. Andreotti rimane però l’uomo di dialogo tra Vaticano e Italia. Un cliente di assoluto prestigio, di livello e di spessore. Va tutelato. Di lì a qualche mese, infatti, l’inchiesta dei magistrati vira verso i soldi della tangente Enimont transitati oltre i confini del “portone di bronzo”, e la preoccupazione traspare evidente nel carteggio custodito nell’archivio Dardozzi. Per non indurre in tentazione i magistrati, si attivano così filtri e protezioni efficaci per rallentarne l’azione. Oltre le rogatorie non si riesce ad andare, non si ricostruisce un quadro d’insieme. E come nel caso di Spellman, anche stavolta la scelta del nome in codice per Andreotti, “Omissis”, sembra rappresentare il simbolo di un periodo storico italiano: quale altro si poteva scegliere?

    Il libro termina con un capitolo dedicato ai rapporti tra lo Ior e Bernardo Provenzano…
    L’ “ingegner Loverde”, come si faceva annunciare Provenzano nella casa di don Vito Ciancimino, in quegl’anni sindaco di Palermo; il quale, vale la pena ricordarlo, è stato il primo politico italiano condannato per mafia. Lo racconta il figlio Massimo, che in una serie di conversazioni da me registrate indica con nome e cognome i prestanome delle cassette di sicurezza custodite nello Ior; conti dove affluivano i pizzi degli appalti di Palermo, per esempio, e molto altro. Suo padre drenava soldi che finivano su questo sistema di conti, e una percentuale andavano a Provenzano e Riina. Il resoconto dei miei incontri con Massimo Ciancimino, in chiusura di libro, è come se fosse un ritorno al passato per aprire una finestra su quanto c’è ancora da sapere.

    Non le si potrebbe obiettare che quelle di Ciancimino sono le dichiarazioni di un recente pentito tutte da verificare?
    Certo, sull’attendibilità o meno delle sue dichiarazioni per ora non c’è altro che il supporto delle testimonianze di altri collaboratori di giustizia. Da circa un anno Ciancimino viene ascoltato da molte procure italiane, da Firenze a Catania a Caltanissetta, ma bisogna comunque procedere con una certa cautela sulla ricostruzione di una persona che sta collaborando con le procure. A me risulta che Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, sia molto interessato a quanto dice, e alcuni prestanome indicati sono ancora in vita. Ma rispetto a questo bisogna aggiungere una cosa.

    Prego.
    Il problema rimane che bisogna continuare a stare attenti ad addossare al Vaticano responsabilità non sue: se apro un conto e faccio affluire soldi di un certo tipo allo Ior, bisogna dimostrare che ci sia conoscenza da parte dei titolari della provenienza dei miei movimenti. Ma per questo nel libro si torna a un motivo ricorrente, cioè agli scarsi sistemi di controllo dello stesso Ior, il suo non adeguamento ai trattati internazionali. In questo senso sono stati fatti, pur con tempi molto lenti, dei passi in avanti per fare pulizia: anche se le ultime cassette di sicurezza intestate ai prestanome di Ciancimino, sono state chiuse solo pochi anni fa…

     

     
        

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