SAVIANO E RUSHDIE A CAPRI
Più informazioni su
Riuscirà la piazzetta di Tragara, che è più piccola e meno abituata di quella originale rotta a tutte le esperienze, anche le più scandalose, a trasformarsi in grande palcoscenico, a contenere l’entusiasmo straripante con il quale gli ospiti dell’isola, e gli isolani, accoglieranno Roberto Saviano che questa sera dialogherà con Nathan Englander sul palcoscenico delle «Conservazioni» che è, ormai, un appuntamento cult della grande kermesse estiva della cultura? L’edizione di quest’anno, la quarta, è centrata su un interrogativo drammatico e attualissimo — esiste ancora il peccato? — e ha chiamato sette scrittori sette per intrattenersi ciascuno su un vizio capitale autonomamente scelto. Ieri sera il debutto con una conversazione con Jay McInerney sull’orgoglio. Ma l’attenzione spasmodica dei fans è tutta spostata sull’evento di stasera. L’autore di Gomorra parlerà dell’invidia — e si capiscono immediatamente le ragioni della scelta perché lo scrittore, napoletano e scaramantico, si considera assediato da questo sentimento ostile. Con lui, Englander parlerà dell’ira. Il testo di Saviano, che arriva oggi e tiene in subbuglio l’isola che già lo ha eletto a personaggio di quest’estate che stenta a decollare, è rigorosamente blindato ed embargato: chi tocca i fili muore, insomma. E Antonio Monda, che insieme a Davide Azzolini regge i fili dell’organizzazione, rifiuta categoricamente ogni approccio: «Se dicessi una sola parola, Roberto mi accuserebbe di tradimento». Vade retro cronista, allora. Per cui è il caso di affrontare lateralmente la questione per anticipare almeno lo stato d’animo con il quale Saviano affronterà il dialogo. Una chiave interpretativa l’ha offerta lui stesso rispondendo, sul «Corriere della Sera» a una domanda di Isabella Bossi Fedrigotti nel corso di una intervista nella quale ha anche annunciato l’intenzione di sposarsi a breve per «prendersi una rivincita e celebrare finalmente una vittoria ». L’invidia lo scrittore la sente sulla sua pelle, dunque, e risponde a tono, cioè piccato: «Non è soltanto invidia, io ho sentito l’odio, purtroppo, da parte di scrittori e giornalisti, anche amici di un tempo. Hai fatt’e sord? vai giranno ’e televisioni, mi hanno detto e mandato a dire trasformandomi in un personaggio ripugnante». Senza fare nomi, lo scrittore si riferisce all’invidia «made in casa», e arriva a dire: «Sono vivo grazie alle dimostrazioni di stima e di amicizia dei grandi scrittori stranieri ». Capri, quindi, terrà a battesimo un Saviano teso come una corda del più prezioso Stradivari di Salvatore Accardo, e questo fa lievitare l’interesse, al limite della morbosità, del pubblico. Di qui all’ira il passaggio è quasi obbligato, e Antonio Monda lo conferma: «Penso anch’io che i discorsi si intrecceranno ma è difficile ipotizzare come e in quale misura, trattandosi di due personaggi straordinariamente abituati a controllare le emozioni e a non rivelare fino in fondo le pulsioni interne». Se tanto mi dà tanto, sarà una serata per certi versi anche emozionante. Monda, però, non ci segue su questa strada nel timore di venir meno all’impegno assunto con Saviano. Preferisce indugiare sul tema complessivo dei «vizi capitali» e annunciare che l’attesa è fortissima anche per la conversazione con Salman Rushdie, che domani si cimenterà sull’accidia, che tra i peccati è il più enigmatico. «Quest’anno, pur rispettando il canovaccio delle ‘‘Conversazioni’’, sempre impegnate a discutere sui valori — l’identità, la memoria — abbiamo puntato su alcune novità che, come dire, fanno spettacolo». A quale appuntamento si riferisce? «Sicuramente all’intervento di Patti Smith sulla lussuria, e a quel celebre verso di una sua canzone nel quale si celebra un inno alla notte che appartiene alla lussuria». Ma ora andiamo a sentire Roberto Saviano. Carlo Franco, Corriere del Mezzogiorno