Duecento pregiudicati sul treno per Roma E ora il questore rischia

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Per tamponare le brutte immagini – e le brutte figure – di domenica scorsa, il governo che della «sicurezza dei cittadini» ha fatto una delle sue bandiere aveva bisogno di correre in fretta ai ripari. Con qualche decisione d’impatto, ma soprattutto molte dichiarazioni, nel tentativo di trasmettere subito altre immagini e altre figure.
Su input dello stesso presidente del Consiglio, che s’è molto seccato per i danni d’immagine provocati da quanto accaduto sulla linea Napoli-Roma.

Così, dopo l’inusuale decisione di individuare un tipo di reato (l’associazione per delinquere) in una riunione ministeriale, e l’annuncio di un’ispezione per giudicare il comportamento di questore e prefetto, è saltata fuori la camorra annidata sul treno dei tifosi. Evocata dal capo della polizia Manganelli in un’affermazione — «abbiamo modo di ritenere che dietro la conduzione degli incidenti ci sia un’influenza della criminalità organizzata » — che ha avuto l’effetto di suscitare nuove polemiche, viste le reazioni scettiche di un ministro (La Russa, che ha parlato di «alibi» prima di correggersi) e del procuratore aggiunto antimafia di Napoli Roberti.

Succede, quando si è costretti a rincorrere i fatti con le parole. Il prefetto Manganelli, che aveva sostenuto la mano tesa verso gli ultrà del Napoli concedendo loro la chance della trasferta romana, intendeva che dietro le violenze di domenica c’era qualcosa di più del tifo esasperato; un modo per difendere la scelta di aprire le porte dell’Olimpico ai tifosi della squadra avversaria, e per sostenere quella (successiva agli scontri) di ipotizzare l’associazione per delinquere. Non solo la tradizionale «violenza da stadio», dunque. Ma nemmeno — come ha successivamente precisato il vicecapo della polizia Cavaliere, «una strategia dei clan: nessuno ha detto che la camorra ha ordinato l’assalto ».

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