Dal 1994 due miliardi sprecati Si potevano costruire 15 inceneritori

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Dal febbraio 1994, quando il dramma si è trasformato in «emergenza», quindi in un clamoroso affare economico, sono stati polverizzati 2 mila milioni: sarebbero bastati per farne non uno, ma 15, di inceneritori. Negli anni erano stati accumulati debiti per 557 milioni di euro. Dei soldi spesi per esportare i rifiuti in Germania dove vengono bruciati a nostre spese per produrre energia, poi, si è perso il conto. Si sa soltanto che Ecolog, divisione delle Fs che gestisce l’affare, avanza dal commissariato di governo qualcosa come 54 milioni di euro. L’export di spazzatura doveva durare qualche settimana: dura da sette anni. E ora si sta pensando di mandare ai tedeschi non 2 mila, ma più di 4 mila tonnellate al giorno. Cioè, il 60% di tutta la spazzatura della Campania per il modico prezzo di un milione di euro ogni 24 ore.
Ebbene, i cittadini sono gli unici che hanno pagato per tutto questo. E i responsabili tecnici, i consulenti, i politici? Qualcuno ha perso il posto? Qualcuno ha dovuto rinunciare all’incarico? Una carriera politica, almeno una, è finita? Macché. Fra cassonetti incendiati, richieste di dimissioni e indagini giudiziarie, che coinvolgono dal presidente della Regione Antonio Bassolino fino all’ultimo presidente di consorzio di rifiuti, per esempio quello di Napoli 3 Mimmo Pinto (proprio lui, lo storico leader dei disoccupati organizzati di Napoli), si va avanti come se niente fosse.
Candidamente, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino ha inaugurato l’anno così: «Sull’emergenza il Comune di Napoli non ha alcuna responsabilità e nessuna competenza. Spetta al commissario di governo trovare le soluzioni ». La croce finisce allora sulle spalle di Umberto Cimmino, vice del prefetto di Napoli Alessandro Pansa, commissario prima di lui. Pansa aveva rilevato Guido Bertolaso, che a sua volta aveva sostituito Corrado Catenacci, voluto da Bassolino, già commissario per quasi quattro anni. Quattro anni: più di Andrea Losco. Più di Antonio Rastrelli alla presidenza della Regione. Più di Umberto Improta, il primo commissario dell’emergenza rifiuti.
Il commissariamento fu deciso dal governo di Carlo Azeglio Ciampi, di cui era ministro dell’Interno Nicola Mancino, presidente del Senato e ora vicepresidente del Csm. Decisione confermata dal governo di Lamberto Dini, ministro dell’Interno Antonio Brancaccio. Poi da quello di Romano Prodi, ministro Gior❜❜
La Iervolino nel 2003: «Ci stiamo avviando verso la normalità». Il 21 maggio 2007: «Situazione tragica». E nove giorni dopo: «L’emergenza a Napoli è chiusa»
L’export in Germania
L’export della spazzatura verso la Germania doveva durare poche settimane Va avanti da sette anni gio Napolitano, ora capo dello Stato e autore di due vibranti appelli. Quindi da quello di Massimo D’Alema, ministro Rosa Russo Iervolino. Da quello di Giuliano Amato, ministro Enzo Bianco. Da quello di Silvio Berlusconi, ministro Giuseppe Pisanu. E dal governo Prodi, ministro Amato.
Rosa Iervolino è sindaco di Napoli dal 2001. All’epoca, presidente della Regione e commissario del governo era Bassolino, e c’era chi sperava che l’emergenza avesse le ore contate. Il 12 maggio del 2003 il sindaco proclamava: «Ci stiamo avviando alla normalità». Otto mesi più tardi: «Abbiamo qualche problema, ma da noi mafie non esistono ». Due anni dopo: «Napoli deve avere il termovalorizzatore». Sette mesi fa: «Napoli non avrà un suo termovalorizzatore ». Il 21 maggio 2007: «La situazione è tragica». Il 30 maggio: «L’emergenza a Napoli è chiusa». Il 10 luglio, dopo che l’ambasciatore Usa aveva messo in allarme i turisti americani: «Dichiarazioni inopportune. La città è pulita e i cumuli di rifiuti non ci sono più». Augurandosi infine, giusto prima delle feste, «un Natale senza immondizia». Eletta nel 2001 sindaco di Napoli con il 52,9% dei voti, Rosa Iervolino è stata confermata nel 2006 con il 57% delle preferenze.
Non che Bassolino sia stato da meno. Memorabile una sua dichiarazione del 2005: «Quando sono arrivato alla Regione il piano rifiuti c’era già. A decidere non sono stato io. Tutte le scelte più importanti erano state già fatte». Eletto sindaco di Napoli nel dicembre 1993, superando Alessandra Mussolini al ballottaggio, è stato rieletto nel 1997 con il 72,9%. Eletto poi governatore con il 54,3% delle preferenze, dopo aver gestito per quattro anni l’emergenza è stato riconfermato addirittura con il 61,3%. A chi in quegli anni lo ha coadiuvato nell’incarico di commissario della spazzatura, non è andata peggio: sia pure in sedicesimi. L’ex vicecommissario Massimo Paolucci è al consiglio comunale di Napoli, risultando il più votato dei Ds. L’altro ex vice Ciro Turiello è stato nominato dalla Iervolino amministratore dell’Asia, la società per i rifiuti del Comune di Napoli: l’esperienza conterà pure qualcosa.
Sergio Rizzo

Corriere della Sera

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