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Tamorriata a Monte Coppola

 

Una tradizione che ritorna, dopo vent’anni, interrotta da faide camorristiche. E’ questa l’iniziativa a cui parteciperà Positano Arte, dopo aver organizzato questo inverno a Positano il corso “Balli sul tamburo” tenuta dall’associazione “Terre Scosse” con Roberto Valestro. Così martedì si parte per Castellammare per arrivare a Monte Coppola dal Quisisana. In realtà il martedì in albis era il giorno che tradizionalmente, in Campania
era dedicato alla cosiddetta pasquetta, e non il lunedì, come è oggi  che invece era dedicato al pellegrinaggio al più vicino santuario mariano.
Così come, per es., da Nocera ci si recava a S.M.a Monte, così  da Castellammare ci si recava a monte Coppola. Questa festa si interruppe a causa di una faida tra i clan D’alessandro e Imparato quando il monte custodiva gli arsenali di U.Mario Imparato e quindi interdetto al passaggio di chiunque osava, negli anni ’80, avventurarsi tra i boschi.
”Quest’ anno – dice Nino Galasso – ci proponiamo per recuperare quanto più possibile questa festa iniziando col recupero del canto e ballo sul tamburo nell’area dei Monti Lattari con i corsi di danza tradizionale svolti a Castellammare e a Positano in cui giovani e anziani portatori di tradizione hanno trovato il loro punto di incontro altrimenti difficile.Martedì 18 aprile, nel primo pomeriggio ci ritroveremo al parco della reggia di Quisisana, alle Fontane del Re, dove si ballerà e cantera al ritmo del tamburo, per poi spostarci in cima a monte Coppola per incontrarci con gli abitanti di Pimonte divertendoci insieme fino al tramonto.”

“Abbiamo cercato in tutti i modi di trasformare il recupero di questa antica tradizione in un evento particolare nel panorama delle feste popolari legate alla settimana dell’ascensione – dice Roberto Valestra, studioso ed esecutore di queste danze -, ci aspettavamo un aiuto dall’amministrazione che non è arrivato; il martedì in albis è una tradizione tutta campana, celebrata anche altrove, a monte Coppola a differenza delle altre località non c’è un santuario cattolico, ma è un evento unico nel suo genere.”

La laicità della ricorrenza, una sorta di scampagnata fuori porta, che avviene nei boschi della reggia di Quisisana, tra Stabia e Pimonte, in parte smentisce lo stesso roberto de simone che vuole questi canti legati alle Madonne (montevergine, dell’Arco, delle Galline) che altro non sarebbero secondo lui il residuo del culto delle sibille (vedi Canti e tradizione popolare in Campania, r. de simone, 1976, ed.lato side 19).

Non lontano dai luoghi della tradizione in località Privati, a Castellammare, è stata rinvenuta una fossa votiva appartenente ad un tempio espoliato, la prevalenza di statuine raffiguranti bambini ed infanti, fa presumere il legame con una divinità preposta alle acque ed al parto; per l’importanza dell’acqua nella Stabia antica, questo luogo ricco di falde e sorgenti, si può ipotizzare l’antichità di questi culti legati alla semina ed alla prolificità della terra. Ma se chiedi a qualsiasi anziano perchè si recasse a monte Coppola non potrà dirti altro che ciò appartiene semplicemente alla tradizione.

Dall’abitato di Tralia a Pimonte si percorreva un tempo il sentiero dei monti Lattari che porta al Tuoro, mentre gli abitanti dell’ager stabiese vi si recavano facendo sosta prima alle Fontane del Re (asciutte!) per pranzare all’aperto, consumando carciofi arrostiti, della specialità stagionale Violetto di Schito, caratteristico per le mummarelle di terracotta usate durante la maturazione per proteggerle dalle ultime gelate dell’inverno. Accompagnato da vino rosso di Gragnano, casatielli, tortani con i ciccioli di maiale, ricotta salata, si dava fondo alle ultime provviste pasquali.

L’importanza del recupero è data dalla improvvisa cancellazione di questo appuntamento a causa delle faide avvenute in passato tra le famiglie D’Alessandro ed Imparato, il capoclan di quest’ultima famiglia, Mario Umberto Imparato, che iniziò negli anni ’80 una lunga latitanza che si svolse prevalentemente su questo versante nord del monte faito, spaventando gli abitanti ed i visitatori, coinvolti loro malgrado in questa sanguinosa guerra per il controllo del territorio. Francesco Barbagallo, docente di storia contemporanea alla Federico II, è un esperto di queste vicende.

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